Per i miei bimbi, per le mie ferite

La settimana scorsa abbiamo iscritto Ladù all'asilo.
Immaginando questo momento, l'avevo sempre pensato come la sua (e nostra) prima tappa importante nel mondo dei grandi, dell'autonomia e del distacco da noi. Non avevo pensato che essere genitori significa vivere se stessi in tante prospettive: viversi in un nuovo ruolo, viversi proiettati nei figli, riviversi le tappe che i figli attraversano, mentre li si accompagna.

La settimana scorsa mi sono vista proiettata nella mia infanzia, in un aspetto dei miei anni da bambina che non ho vissuto bene.
Un trasferimento per lavoro dei miei genitori, un posto nuovo, un contesto in cui ho faticato tantissimo a trovare appigli, a scoprire spiragli di sopravvivenza e compagnia.
Così, mentre da un lato cercavo di fare sorrisi al mio cucciolo emozionato, impaurito, indeciso se abbandonarsi alla voglia di giocare con tanti altri bimbi (e con tanti altri giochi) o resistere sulla sua posizione del: "Ma io voglio stare con voi", dall'altro sentivo tornare a galla emozioni vecchie come il mondo, con cui non ho mai fatto pace, e che, forse, da qualche parte fanno ancora male.
Che prova, costante e piena di imprevisti, essere genitore!

Una saggia amica una volta mi ha detto che i nostri figli ci scelgono per venire al mondo e che, che lo crediamo o no, per loro siamo perfetti così come siamo.
Però io non voglio che i miei sorrisi velati da lontani ricordi influenzino il cammino dei miei figli.
Però io, dal primo momento in cui ho pensato che li volevo, ho saputo che sarei stata un genitore "in progress," che saremmo cresciuti insieme, che non avrei smesso il mio cammino ma l'avrei continuato insieme a loro.

Ho preso in mano un libro prezioso, scritto per accompagnare le donne durante la gravidanza e nella genitorialità: Bountiful, beautiful, blissful di Gurmukh.
E ho trovato quello che cercavo.
Come al solito, per me, lo yoga: uno strumento per attraversare qualcosa in cui altrimenti mi perderei.
Una meditazione in tre parti, con tutte e due le braccia alzate:
tre minuti concentrando l'energie negli indici, sede della decisione e della conoscenza;


tre minuti aggiungendo il mignolo, il dito legato al cuore e alle emozioni;
tre minuti con tutta la mano aperta, a far respirare i palmi.


L'obiettivo: riconoscere e liberare le ferite e le emozioni che ristagnano.
Il mio sentire: reni e cuore che lavorano al massimo, la schiena e il petto stimolati, la fronte libera.
L'impegno: continuare. E questa è la parte più dura. Andare avanti nei giorni; scoprire, osservare e liberare.

Se no a cosa serve, essere genitori?
Raccolgo l'ennesima sfida…



Il tempo della crisalide è il cammino, l'ascolto, l'intuizione, la scoperta.
Inspiro. Espiro. 
Partiamo?
Torniamo all'origine, vera, semplice, completa.
Inspiro.
Espiro.
Partiamo.

12 commenti:

  1. Credo che il bello sia proprio questo, che l'essere genitori è una grande opportunità di crescita.
    E anche saper riconoscere le proprie piccole debolezze è un coraggioso passo in avanti! Sono sicura che il tuo bimbo sarà felice anche all'asilo, e che ti porterà con sé anche mentre non ci sei! :D

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  2. Anche io mi sento decisamente mamma "in progress"!! Come te, da quando sono mamma mi capita di rivivere emozioni o ferite che sono state parte della mia infanzia... In bocca al lupo al tuo bimbo per l'inizio dell'asilo!

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  3. Essere genitori non significa essere perfetti , ma i nostri figli , finchè sono banbini , ci vedono come se perfetti lo fossimo davvero . Per fortuna non sanno quante domande , quante paure accompagnano ogni scelta che facciamo riguardo a loro . Ci mettiamo in discussione , ci ritroviamo a rivivere momenti che abbiamo già vissuto , solo che allora eravamo noi ad essere bambini e qualcuno sceglieva per noi . E' per questo che essere genitori significa continuare a crescere , insieme ai nostri figli . Sei una brava mamma Ylenia e il tuo ometto sentirà il tuo amore anche mentre sarà all'asilo....E credimi , forse soffrirai più tu...lui scoprirà cose nuove, nuovi amici e si divertirà tantissimo!!! Ti abbraccio forte.

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    1. cara Mirtilla, grazie delle tue parole comprensive e sensibili.

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  4. Più ti conosco e più mi trovo in accordo con tutte le tue riflessioni. Conosco poche persone come te che accolgono la genitorialitá come un'occasione di conoscenza di se stessi.
    Bravissima.

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  5. Matilde ora ha undici anni e chiede sempre più spazi di autonomia. Per noi è un po' faticoso e non per la mancaza di fiducia in lei ma per ciò che può incontrare là fuori. Credo che questo sia comprensibile!
    Ecco che anche questa diventa un'occasione di crescita per me e per Luca: imparare un nuovo modo di vigilare su nostra figlia, rispettando i suoi spazi e la sua voglia di fare da sola.
    Diciamo che arrivati a questo momento delle nostre vite, sorrido quando penso all'angoscia dei primi giorni d'asilo, al distacco fisico dop aver vissuto per tre anni in simbiosi.
    Ma sono tutte tappe necessarie!
    Coraggio Ylenia!
    Ti abbraccio forte!

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  6. Ogni cosa a suo tempo!
    Ora goditi questi momenti perchè non ritorneranno e goditi anche le piccole ferite da distacco. Rendono più forti!

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    1. hai ragione. grazie delle tue parole, della tua empatia. ti abbraccio!

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