Un diario dell'orto [ottobre, luna calante]

Il movimento della conoscenza è un movimento di abbandono.
E' necessario aprire le proprie mani.
J. de Salzmann The reality of being

Una delle cose che ci hanno stupiti di più appena arrivati qui, l'anno scorso, è stato il forte dolore alle mani che abbiamo iniziato a sentire appena ci siamo immersi nei lavori di sistemazione della casa e preparazione della terra.
Le mani dolevano fino a non poter più distendere completamente le dita e i polsi erano indolenziti.
Nei miei anni passati a studiare e lavorare sul corpo, avevo scoperto e sentito innumerevoli muscoli che non conoscevo, ma le mani erano sempre rimaste silenti, in attesa.
Solo arrivando qui si sono fatte sentire; solo quando hanno iniziato a sporcarsi e muoversi, a portare pesi e fare nuovi gesti, sono diventate delle mani che conoscevano davvero.

Dopo un anno, le nostre mani si sono abituate ai nuovi lavori, continuando ad essere sporche e sempre in movimento, continuando a conoscere.

In questi ultimi giorni mi sto cimentando nelle talee e nelle divisioni delle piante.
Qualche mese fa abbiamo deciso di non comprare più o quasi piante da seminare, ma di provare a farle crescere dai semi o dalle talee, di provare a crearcele da soli, per questioni economiche (con l'idea di fare un orto da cui trovare di che vivere e vendere, comprare piante al vivaio è troppo costoso), ma anche perché è sempre emozionante vedere che un seme si trasforma, cresce, regala frutti e, infine, altri semi da cui ripartire.

A tentoni, sbagliando e correggendomi man mano, ho diviso i carciofi, staccandone le diramazioni per fare altre piante, cercando di capire come non fare male alle radici principali e far sopravvivere quelle staccate.
Ho reciso rametti di salvia, timo, origano e maggiorana, che spero metteranno le radici, trasformandosi in nuove piante con cui contornare il nostro orto.
Ho staccato un rami di basilico che ho messo prima in acqua in attesa che spuntassero le radici e poi in un vasetto, sperando che, magari, le nuove piante rimangano con noi tutto l'inverno, protette, in casa o nella serra.
Quest'anno abbiamo seminato due varietà di basilico: il classico e il tipo aromatizzato alla cannella. Come tutte le sperimentazioni, anche il basilico cannella è più debole della pianta da cui viene: di tutti i semi piantati, solo uno ce l'ha fatta; della foglia messa in acqua, solo poche radici sono riuscite a formarsi. Però, tentar non nuoce: anche il basilico cannella è piantato nella serra, in attesa di vedere cosa succede.















Nel frattempo trapiantiamo cavoli, broccoli, verze e tutte le altre verdure invernali che ci vengono in mente.
In questa stagione di passaggio, estate e inverno si confondono, nell'orto. E così, mentre continuiamo a raccogliere cesti di pomodori (e io continuo a riflettere su quella famosa questione), nell'orto si mescolano cavoli e pomodori maturi.





Il nostro enorme albero di cachi è già in piena produzione. Stiamo raccogliendo cachi maturi e cachi ancora gialli da far maturare in mezzo alle mele, per evitare di avere decine e decine di frutti maturi tutti assieme che non riusciamo a mangiare. 
E mentre io sogno di trovare un metodo che dilunghi il più possibile la stagione dei cachi, che sono tra i miei frutti preferiti, ne mangio in dosi industriali, sperando, almeno, che il sapore mi rimanga ben fisso addosso per tutto l'anno che dovrò aspettare prima di poterne mangiare ancora.





Seminiamo carote, ravanelli, bieta e cicoria, mentre ci siamo rassegnati a non avere, per quest'inverno, i finocchi: li abbiamo seminati troppo tardi e solo due piantine sono riuscite a spuntare. 
Ci sembrava strano, in piena estate, seminare le verdure per l'inverno. Mamma Natura è previdente, e quando la terra è piena di frutti estivi chiede già di pensare a quelli della stagione successiva. Noi no, non siamo stati previdenti, e qualcosa ce la siamo persa.
Per quest'inverno, le soddisfazioni credo verranno da altro: decine di piante di cavoletti di Bruxelles e di sedano crescono nell'orto. E io già fantastico su tutte le ricette che imparerò quando ne raccoglieremo fino a stancarci.






Il tempo della crisalide è il cammino, l'ascolto, l'intuizione, la scoperta.
Inspiro. Espiro. 
Partiamo?
Torniamo all'origine, vera, semplice, completa.
Inspiro.
Espiro.
Partiamo.

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