Un diario dell'orto [dicembre luna crescente]

Quando, un paio di mesi fa, ho deciso di tenere un diario settimanale della vita del nostro orto, mi chiedevo per quanto tempo sarei riuscita a scrivere, prima che la stagione fredda velasse il nostro terreno fino a metterlo completamente a riposo.
Con tutte e due le scarpe sporche terra ma la testa ancora radicata nelle sue abitudini di cittadina sconnessa dalla vita intima della Natura, pensavo che, di lì a poco, l'orto non avrebbe avuto più un bel niente da dire.
Però almeno una cosa l'ho imparata: non dare più per scontate le mie convinzioni e gli insegnamenti che vengono da vecchi retaggi.
E se forse non riuscirò mai a liberarmi completamente di tante maschere e costruzioni inutili che mi sono creata negli anni, almeno potrò procedere a tentoni, osservare tanto e stupirmi ancora di più.

L'orto di fine autunno è pieno di cose da dire, ma bisogna avere più pazienza, cercare di più, ascoltare meglio.
Non è l'esplosività della primavera o la pienezza dell'estate, ma una dolcissima, lenta e accurata preparazione.
E io osservo ammirata.
Io, che sono la signorina: "Tutto e subito," io, che in materia di lentezza ho tantissimo da imparare, io, adesso, prendo nota.

Gli alberi intorno casa, pieni dei rami secchi della scorsa stagione, si stanno già preparando a lanciare nuove gemme.




Gli ulivi, che hanno fatto crescere pazienti i loro frutti per tutta l'estate, aspettavano il freddo per far maturare le olive: sono sempre più grandi, di settimana in settimana, e sempre più cariche di olio, di tramontana in tramontana.




L'albero di cachi continua imperterrito a far maturare i suoi frutti, nonostante non abbia più le foglie e le forze di qualche tempo fa.
Come un essere al minimo della sua vita possa riuscire a produrre frutti così belli e così dolci rimane uno dei misteri più affascinanti, per me.


Le piante di calendula, che non smetterei mai di fotografare, sembrano essersi messe d'accordo per non farci perdere la speranza: tra il verde scuro e il marrone tutt'attorno, non si scoraggiano mai, sempre forti, sempre sgargianti.





Tra i colori di questo fine autunno, a cercar bene può capitare di incontrare due signore a passeggio.
Gertrude e Berenice sono diventate (altri) due animali da compagnia. Non hanno ancora fatto un uovo, ma hanno preso abbastanza confidenza da magiare dalle nostre mani, seguirci ovunque andiamo e svolazzarci incontro quando ci vedono.
Le nostre "galline da compagnia," a modo loro, sono una grande lezione: si può imparare ad essere se stessi anche dopo esser partiti col piede sbagliato.
Nate in un allevamento intensivo in cui non conoscevano la terra, l'aria aperta e il cibo che non fosse mangime, hanno pian piano cominciato a razzolare e a gironzolare libere.
Ora, con tanta fiducia e speranza, le seguo e le osservo. Sempre più spesso le scorgo accovacciate tra i fili d'erba. Chissà, forse il tempo delle uova si sta avvicinando.




Il tempo della crisalide è il cammino, l'ascolto, l'intuizione, la scoperta.
Inspiro. Espiro. 
Partiamo?
Torniamo all'origine, vera, semplice, completa.
Inspiro.
Espiro.
Partiamo.



2 commenti:

  1. Chissà se anche noi abbiamo questo potere di rigenerarci in inverno e di prepararci a far crescere nuovi frutti! sarebbe interessante prendere dalla Natura! ciao cara

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  2. ce l'avremmo, se l'inverno non coincidesse con il periodo più lavorativo dell'anno. però potremmo imparare a ricavarci più spazi di silenzio e riposo. ti abbraccio!

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