Portabebè e continuum: i bambini portati sono viziati?


A quattro mesi dalla nascita di Ladù posso sfatare molti dei falsi miti nei quali mi sono imbattuta, primo tra tutti quello secondo cui portare i bambini li vizia.
Anche adesso che vivo in prima persona l'esperienza di crescere un cucciolo, non riesco a capire e non condivido molte delle teorie educative che si applicano ai neonati, tra queste, l'idea che sia indispensabile farli abituare a stare da soli.
Il concetto di indipendenza e la capacità di stare soli sono sconosciuti ai neonati, che hanno passato la maggior parte della loro vita in simbiosi con un altro essere. Hanno l'esigenza di stare in contatto perchè non conoscono altro, e qualsiasi nuovo atteggiamento richiede tempo per svilupparsi e consolidarsi.
L'esperienza del portage non richiede più energie del comune dividersi tra carrozzina, sdraietta e lettino, è un altro modo di intendere il proprio rapporto con i figli. 
Come sostiene M. Montessori in "Educare alla libertà", il bambino non è un essere anti sociale, anzi, per i primi anni di vita, tutto nel suo sviluppo coopera ai fini di un'integrazione più riuscita possibile con il contesto in cui vive. 
Quando è portato nella fascia, avvolto nella sensazione dell' "in braccio", Ladù piange pochissimo. Sentendosi più sicuro, affronta meglio l'esperienza che l'esterno gli propone (rumori, caldo, freddo, colori, luci...), e noi possiamo fare lunghe passeggiate, gite e incontri.
Avendolo esclusivamente portato per i primi quattro mesi, ho avuto moso di rendermi conto dei cambiamenti nelle esigenze del mio bimbo.
Se il primo mese dormiva tranquillo avvolto nella posizione a culla, dal secondo mese ha iniziato a voler essere portato con lo sguardo verso l'esterno. Ho dovuto passare sopra alla mia reticenza nel concedergli quella posizione, consigliata dai quattro mesi in poi, spronata dalla sua chiara richiesta. Una mattina, mentre mi aiutava nei lavori di casa, Ladù ha voluto aprirsi al mondo, e non ha più voluto essere portato a culla se non in rarissimi casi, per addormentarsi.
Al quarto mese, dopo vari inutili tentativi di fargli conoscere il passeggino, ha deciso che era giunto il momento per stare anche da solo. All'improvviso, come avvengono tutti i progressi dei bambini, ha iniziato a gradire le passeggiate a quattro ruote. Senza averlo forzato, Ladù ha iniziato a godere dei momenti di maggior distacco da noi. Sono fiduciosa che questi spazi aumenteranno, a mamo a mano che il suo essere di individuo separato ma inserito nel suo continuum sociale prenderà forza.

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