Contatto e continuum: il massaggio al neonato


Una delle più grandi scoperte che hanno segnato il mio cammino come madre è stato l'incontro con il pensiero del ginecologo francese Leboyer, pioniere nella riproposizione di un rapporto genitori-figli che sa di antico, che si ispira alle tradizioni millenarie che hanno preceduto la mia ancora breve storia di madre. Il suo è un invito a recuperare il contatto profondo e l'empatia alla base del rapporto con i propri figli, a scoprire un approccio alla vita e nelle relazioni che la nostra società ha perso. In effetti, i principi che espone nei suoi libri e filmati, possono essere estesi a tutte le relazioni tra le persone, e tra queste con la natura.
Il massaggio, in forme diverse, è uno degli strumenti che più mi piacciono per mettere in relazione il mio corpo, il mio calore e le mie emozioni con quelle di Ladù. Fin dai primi giorni di vita, poratndolo esclusivamente addosso e attraverso carezze leggere e abbracci ho cercato di stabilire con lui quel contatto di mani che, nei mesi successivi, si è trasformato in uno dei riti giornalieri che più rispettiamo: quello del massaggio.
Sono profondamente convinta che la relazione madre (o padre)- figlio debba prima di tutto basarsi sulla spontaneità. Che nulla di quello che ci viene dal cuore e a cui diamo vita in empatia con l'altro possa nuocere a nessuno dei due. Che due esseri che stabiliscono una relazione profonda tra loro sanno cosa è giusto per sè e per l'altro in ogni momento. Applico questo principio anche al momento del massaggio, lasciando liberi sia me stessa che Ladù di interrompere o variare il nostro rito in quelsiasi momento. Ho però una mia ispirazione di base, che viene proprio dalla tecnica di Leboyer, della quale si può leggere nel suo testo "Shantala" (ed. Sonzogno), e di cui si può vedere l'omonimo filmato, qui in parte riproposto

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