Per quanto mi riguarda, è una delle cose più difficili: abitare l'esperienza, stare in contatto con l'evolversi e il fluire senza oppormi, allenare l'ascolto. Questo prevede la capacità di accettare il trasformarsi degli eventi anche secondo direzioni fuori dal nostro controllo, di restare saldi e vivi anche nel bel mezzo di... tutto, del tutto imprevedibile.
A questo sto pensando, al restare salda e viva, centrata e capace di far fluire: il respiro, il sangue, le mie energie. Centrata, forte nel mio centro, quello del mio corpo fisico, che è anche la sede del centro emotivo: il mio addome e la mia zona lombare.
Da qui si accoglie l'esterno, lo si trasforma e rigenera, sia esso cibo, una nuova vita, un'emozione o anche un nuovo evento. Qui riceviamo, decodifichiamo, frantumiamo, trasformiamo in energia e infine espelliamo il mondo intero.
Il modo migliore che conosco per convivere serenamente con lo scorrere delle esperienze è muovermi: scorrere anch'io, seguendo l'immagine dell'acqua che genera, raccoglie, continua, immutata nella sua sostanza ma attraversabile dal resto.
L'acqua presiede al nostro centro, in questo punto del nostro corpo si annida l'elemento acqueo.
Nella pratica che vi propongo oggi lavoreremo insieme sul centro, che corrisponde al secondo cakra, per mobilitarlo, rafforzarlo e stimolarne un'attività sempre più profonda e intensa.
Vi propongo di farlo in una sinfonia più che mai armonica tra movimento ed emozioni.
Il moto c'è anche nell'apparente stasi di un'asana, attraverso il respiro e il regolarsi costante delle tensioni muscolari indispensabili per assecondare le nostre esigenze fisiologiche (battito del cuore, lavoro degli organi interni...), di equilibrio e mantenimento della postura. Il movimento c'è in quanto costante presenza e presa di coscienza del proprio stare su cui lo yoga si basa, sempre e ancor di più in questa sequenza che si concentra tutta sull'aspetto liquido e vigoroso del fluire.
Parto con Tagore, una delle mie fonti di ispirazione, da cui è nata l'urgenza di costruirmi una pratica per abbracciare questa esperienza, e il successivo piacere di condividerla:
Lascia il tuo cuore scoppiare finalmente,
cedi, gemma, cedi.
Lo spirito della fioritura si è abbattuto su di te.
Puoi rimanere ancora bocciolo?
(R. Tagore, Poesie sulla natura, ed. Guanda)
Uno dei modi che preferisco per ristabilire il fluire delle sensazioni all'interno del mio corpo, per ritrovarmi nel mio centro se mi sento troppo distratta, o semplicemente per raccogliere le forse per incontrare cambiamenti e gli imprevisti è il contatto delle mani. Quello che nella mia esperienza prende il nome di reiki, ma che per altri può essere massaggio o carezza decisa e consapevole.
Non parlo di una forma magica e divinatoria, ma di una pratica che parte da un assunto meraviglioso: le nostre mani hanno un enorme potere trasformativo, curativo. Attraverso di esse creiamo, comunichiamo, sperimentiamo con grande versatilità il mondo e noi stessi. Tutti abbiamo questo potere, la forza delle nostre mani. Io ho scelto di ricordarmelo attraverso il reiki, che è solo uno dei mezzi possibili. Per questo in alcune delle posizioni che vi mostro qui sotto mi vedete con le mani appoggiate sull'addome: è il mio suggerimento per connettermi ancor di più a questa parte del corpo su cui voglio centrare l'attenzione, per scaldarla, coccolarla, ascoltarla, darle dignità di esistere ed evolvere.
Le asana qui di seguito seguono un ordine preciso: partono con quelle dedicate alla mobilitazione e al sentire del secondo cakra, continuano con quelle dedicate al suo rafforzamento (nei muscoli e non solo), per finire con quelle ascritte alla sua stimolazione sia anteriore (addome) che posteriore (zona lombare).
Per agevolare la naturale predisposizione del cakra a coltivare il fluire, il respiro dovrebbe essere il più possibile regolare e profondo, inspirazioni ed espirazioni dovrebbero susseguirsi senza pause, così come le posizioni, che dovrebbero sfociare una nell'altra dopo essere state tenute per qualche respiro.
Prendere contatto con il secondo cakra, il proprio addome, la propria zona lombare:
Siddhasana, la posizione del praticante
Prendere contatto con il secondo cakra:
palmo della mano sinistra sull'addome, dorso della destra sulla zona lombare
Uddyana bandha:
il sigillo (bandha) della catena (che tira verso l'alto il diaframma come con una catena).
Si ottiene espirando profondamente, poi contraendo i muscoli addominali per far salire verso il petto l'aria residua che non è stata espirata. La sensazione è di addome sotto vuoto, diaframma altissimo, organi addominali stretti e massaggiati.
Mobilitare, svegliare il secondo cakra e la zona fisica in cui dimora:
Marjasana:
portare il bacino dall'antiversione all'asse, e connetterlo con le spalle e la mano alzata
Non parlo di una forma magica e divinatoria, ma di una pratica che parte da un assunto meraviglioso: le nostre mani hanno un enorme potere trasformativo, curativo. Attraverso di esse creiamo, comunichiamo, sperimentiamo con grande versatilità il mondo e noi stessi. Tutti abbiamo questo potere, la forza delle nostre mani. Io ho scelto di ricordarmelo attraverso il reiki, che è solo uno dei mezzi possibili. Per questo in alcune delle posizioni che vi mostro qui sotto mi vedete con le mani appoggiate sull'addome: è il mio suggerimento per connettermi ancor di più a questa parte del corpo su cui voglio centrare l'attenzione, per scaldarla, coccolarla, ascoltarla, darle dignità di esistere ed evolvere.
Le asana qui di seguito seguono un ordine preciso: partono con quelle dedicate alla mobilitazione e al sentire del secondo cakra, continuano con quelle dedicate al suo rafforzamento (nei muscoli e non solo), per finire con quelle ascritte alla sua stimolazione sia anteriore (addome) che posteriore (zona lombare).
Per agevolare la naturale predisposizione del cakra a coltivare il fluire, il respiro dovrebbe essere il più possibile regolare e profondo, inspirazioni ed espirazioni dovrebbero susseguirsi senza pause, così come le posizioni, che dovrebbero sfociare una nell'altra dopo essere state tenute per qualche respiro.
Prendere contatto con il secondo cakra, il proprio addome, la propria zona lombare:
Siddhasana, la posizione del praticante
Prendere contatto con il secondo cakra:
palmo della mano sinistra sull'addome, dorso della destra sulla zona lombare
Uddyana bandha:
il sigillo (bandha) della catena (che tira verso l'alto il diaframma come con una catena).
Si ottiene espirando profondamente, poi contraendo i muscoli addominali per far salire verso il petto l'aria residua che non è stata espirata. La sensazione è di addome sotto vuoto, diaframma altissimo, organi addominali stretti e massaggiati.
Mobilitare, svegliare il secondo cakra e la zona fisica in cui dimora:
Marjasana:
portare il bacino dall'antiversione all'asse, e connetterlo con le spalle e la mano alzata
Ardha anjayenasana:
ruotare il bacino verso avanti e verso dietro, sentendo come la sua posizione cambia la percezione di addome e schiena.
Questa è la posizione della Signora delle scimmie, e rappresenta la facoltà di stare a terra così come di arrampicarsi sugli alberi. Si identifica con la connessione e l'adattamento, con la versatilità e la leggerezza.
Ardha Matsyendrasana:
la posizione del saggio Matsyendra, che ha scoperto l'insegnamento dello yoga dalle parole del dio Shiva e lo ha trasmesso agli uomini.
Questa posizione ha un ottimo effetto mobilitante e tonificante su addome e schiena.
Adhomukha svanasana:
la posizione del cane, nella quale il centro si libera e si apre verso l'alto, gli organi addominali si spostano leggermente dalla loro sede aumentando la sensazione di apertura della zona, la zona lombare si espande, i fianchi diventano alleati per allinearsi in modo corretto.
Rafforzare zona addominale e lombare stimolare la loro chiara percezione:
Caturanga dandasana:
la posizione del bastone (danda) che appoggia su quattro punti (catur-anga).
Stimolare la contrazione della zona addominale e lombare che sorreggono il peso assieme ai glutei attivati, alle mani e ai piedi. Insistere sulla percezione di un centro forte da cui parte e si estende tutto il corpo.
Ardha navasana:
la posizione della mezza (ardha) nave, per portare il nostro sentire verso la percezione che attraverso il centro possiamo fluttuare sui mari e sulle difficoltà, forti del suo equilibrio e della sua potenza.
Purvottanasana:
per sentire il nostro centro che si espande, sempre più forte, allungandosi e sorreggendo il peso del corpo che si estende da lì fino alle estremità, fino alla testa e ai piedi.
Stimolazione dell'aspetto anteriore e posteriore del secondo cakra:
Setu bandhasana e Viparita karani mudra:
la posizione del ponte, che ci collega con tre elementi, la terra su cui poggia, l'aria che attraversa, l'acqua che gli scorre sotto. Il nostro addome si allunga e alza al cielo. I suoi muscoli rimangono attivati per non schiacciare ed appesantire la zona lombare, ma allungarla il più possibile.
Bhogavati asana:
la posizione della dea dei Serpenti, simboli della trasformazione.
Bhujangasana:
la posizione del cobra, per stimolare reni e surreni, rafforzare l'apparato genito urinario e stimolare la flessibilità della zona lombare (eseguire con cautela la posizione o evitarne l'esecuzione in caso di ernie inguinali o discali).
Supta baddha konasana:
la posizione del triangolo reclinato, con le mani appoggiate sull'addome, indici e pollici a contatto.
Quest'asana è ottima come rilassamento finale, per continuare ad ascoltare il nostro centro, rilassato, vitale.
Buona pratica, nell'ascolto, nel fluire.
Grazie per aver letto questo post.
Se ti ha fatto piacere fermarti qui, prenditi ancora qualche minuto
per dire "mi piace" su facebook.
Grazie, che bello questo post. Oggi mi serviva proprio
RispondiEliminaGrazie a te, cara Cì!
EliminaOggi ho pubblicato un post sul cambiamento e ti ho citata. :) http://ilmondodici.blogspot.it/2012/04/saper-affrontare-i-cambiamenti.html ciao!
Elimina