La pausa che mi sono presa in questi giorni non è stata fatta di ripensamenti, bilanci o propositi. Mi sono immersa in un fluttuare di visite ai parenti, scorci di realtà che non sono la mia, in viaggio con il mio compagno e mio figlio dal sud al nord, noi in mezzo, tra gli estremi che sono le nostre radici.
L'anno appena finito è stato fin troppo, di tutto. Non c'è stata calma, al massimo una stasi apparente che nascondeva sempre precarietà e irrequietezza. Ho navigato nell'instabilità, io, al centro della tempesta a cercare di tener dritta la testa e pesanti le gambe. Non ho fatto propositi per il nuovo anno e, per la prima volta, mi ricordo quasi perfettamente tutti i giorni di quello vecchio. Non ho buchi di memoria, non ci sono stati mesi grigi.
In questi giorni mi ha preso un pò di paura. Ricordo con esattezza ogni movimento del Natale scorso, qui, a casa dei miei genitori. Il pancione che iniziava a spuntare e in testa tanti progetti che sono stati scalzati via in un attimo, cogliendomi alla sprovvista, un paio di mesi dopo. Mi è anche capitato di pensare che l'inizio del nuovo anno, per me, non sarà più Gennaio, ma Febbraio, il mese del mio cambiamento brusco, della quasi morte e poi rinascita, che tante culture festeggiano come nuovo inizio della stagione soleggiata, dell'anno, della primavera. Allora aspetto che ritorni il mese del mio cambiamento, che mi ha trasformata in tanti modi, anche se non li ho ancora realizzati bene tutti. Lo aspetto con qualche brivido e un ghigno a metà tra il riso e il pianto, una smorfia amara, che dice sottovoce: "Sono diventata speciale anche in questo. Io e il mio corpo rimasto sciancato dentro festeggeremo quanche giorno dopo che la comunità cinese a Roma avrà portato in giro il suo dragone enorme, qualche giorno prima che l'India festeggi Holi."
E adesso rimango a fare i conti con quel che è stato, a cercare di digerirlo, nella beatitudine dell'aver dato la vita, nella paura della scoperta che quella stessa vita può cambiare all'improvviso e lasciarti con le conseguenze da maneggiare. In questi giorni mi sono trovata più volte ad avvicinarmi a mio figlio come se volessi respirarlo tutto, come se volessi attaccarmelo addosso e farmelo tornare dentro, lui, che col suo nascere e sorridere mi ha insegnato tutto quello che serve sapere.
Ho navigato sonnecchiando, nel mare più conosciuto, in queste feste. Mi sono ritagliata uno spazio per leggere, piccolo e fugace come il libro che ho scelto: l'ultimo di Margaret Mazzantini, "Mare al mattino." La adoro, mi piacciono i suoi personaggi squinternati e sognanti, ognuno così umano e con una storia da raccontare. Mi ci riconosco sempre un pò, mi aiutano sempre a non aver paura di star seduta vicino al fango che ho dentro e guardarlo. Sono una specie di catarsi portatile, una terapia in pillole, ognuna delimitata da un punto. Ho visto due mostre: "Gli anni folli. La Parigi di Modigliani, Picasso e Dalì" a Palazzo dei Diamanti di Ferrara e la permanente del MamBo di Bologna. Della prima mi sono incantata davanti alle sculture Calder, di cui poi ho scoperto quest'opera:
Uno yogi ante litteram, plasmato con le mani, ferro incurvato che riesce a trasmettere tutto il sentire dei muscoli che si aprono, delle ossa che si spostano per far spazio e spalancare la pancia e il cuore.
Del MamBo ho amato la possibilità interattiva che offre l'arte contemporanea, con il suo coninvolgere in modo tangibile tutti i sensi ed attirare l'attenzione, anche dei piccoli. Il nostro primo esperimento in un museo con Ladù è stato divertente. Vederlo parlare con le opere e farsi rapire dai loro colori, dalle luci e dai suoni è stata una sorpresa. Solo il lasciarlo esplorare l'enorme stanza scura dedicata ad una proiezione sarebbe valso la pena della visita.
Questo sono stata, dentro, mentre fuori tutto e tutti fremevano e si auguravano del buono.
Niente propositi per il nuovo, quest'anno. Solo stare, come un soldato che torna dalla guerra, felice di sedersi alla tavola di sempre, di sistemarsi nell'angolo della casa che preferisce a leccarsi le ferite e sbiadire gli incubi.
Grazie per aver letto questo post.
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sono commossa.
RispondiEliminasilenziosamente commossa da questa tua verità.
come tu hai scritto a me tempo fa: grazie di condividere.