Il mio altare domestico-bosco selvaggio in fase di creazione.
L'ultima meditazione che il Cerchio delle donne ha proposto è un invito ad onorare i tesori che custodisco in me, che sono.
Avevo studiato Mirabai all'università, per metterla nel limbo delle cose da riprendere, prima o poi. Invece è stata la sua poesia a riprendere me, all'improvviso, mentre leggevo un libro che ha aperto tanti spazi su di un mondo in cui è più difficile addentrarsi: quello lunare, dell'ombra, del caos, della spontaneità che sempre stupisce.
Il corpo è come l'oceano, ricco di tesori nascosti.
Quando l'ho letto per la prima volta, questo verso mi ha fatta pensare a tutte le cose positive che compongono la me di questo momento. La prima immagine che mi si è formata nella mente è stata quella di un vero e proprio tesoro, prezioso per la sua luminosità, cosciente di poter brillare e coinvolgere.
Nel corso dei giorni, invece, ho iniziato a concedermi di vedere tutto da un'altra prospettiva, cosa di cui ho un gran bisogno in questo periodo, come ho già scritto qui.
Parte scatenante del processo è stata la creazione del mio "bosco selvaggio casalingo."
Il piano della stufa, che con la primavera rimane inutilizzato, è diventato l'angolo verde della casa, assemblato a modo mio, un po' bislacco, all'incrocio tra il "punto raccolta oggetti che non hanno sede" e il "giardinetto curato e amato dove tutto ha un perché e una storia."
L'idea iniziale era avere un'altare casalingo, un angolo di natura e colori. Ma mano a mano che lo completavo, giorno dopo giorno era sempre più chiaro che la sua principale funzione era un'altra. Mi è venuto in mente "Il giardiniere dell'anima," di C.P. Estes, in cui la scrittrice racconta che ovunque la sua famiglia andasse, c'era sempre un pezzo di terreno lasciato incolto, libero di crescere come voleva, selvaggio. Un pezzo di terra che ricordasse che l'utile, piacevole e ordinato hanno bisogno dell'incolto, irrazionale e selvaggio per esistere.
L'altare è diventato un bosco, e io me ne sono innamorata, non c'è una cosa che cambierei.
Ci sono vasi di piante grasse che, per dimostrarmi di aver gradito di essere state inserite nel progetto, hanno iniziato a crescere a vista d'occhio e si stanno preparando a fiorire.
C'è un'esperimento fatto con un patata che stava germogliando in cucina e che ho provato a salvare mettendola in un bicchiere: adesso ha delle radici lunghissime e le prime foglie che spuntano verso l'aria. C'è un pezzo di lava raccolto sull'Etna due anni fa, nel mezzo di un sentiero scuro e bollente. Ha la forma di una Venere rotonda, seduta, con un bambino in braccio. Una madonna con bambino tutta tonda, nera, fatta di calore: un'immagine che mi incanta ogni volta che la guardo e che, fino ad ora, non sapevo dove mettere.
Ci sono un vaso di fiori colorati che si innalza su tutto e uno più piccolo in cui metto i fiori e le foglie che raccolgo nelle passeggiate al parco o durante le gite nel bosco.
Ci sono pigne, pezzi di corteccia e un rametto di legno.
C'è il vasetto della pasta madre e, ormai, ho preso l'abitudine di mettere lì anche l'impasto di pane e dolci durante le ore di lievitazione: il mio pane non è mai stato così buono come in questi ultimi giorni.
C'è qualche candela, che accendo quando ho bisogno di meditare o segnare un pensiero che mi voglio portar dentro per un po'.
C'è una giostra di capannelli e perline colorate che ho comprato in India tanto tempo fa, che era rimasta a prendere la polvere sull'uscio fino a che ha trovato la sua casa sopra a tutto, e che faccio tintinnare ogni tanto.
Apri il tuo spazio più intimo e
accendi la sua luce.
Il bosco è diventato il mio tesoro, il mio spazio intimo che sta prendendo coraggio per uscire allo scoperto. All'opposto di come ero partita, penso che il mio tesoro, in questo momento, non sia luminoso. Il mio tesoro è il bosco irrazionale e selvaggio che si è creato senza che lo premeditassi, dalle mie mani. Lo guardo, e ci ritrovo tanto di me. Che lo voglia o meno, che mi piaccia o meno, che lo accetti o meno, è così. E' il mio tesoro, e non ho mai avuto dubbi che andasse onorato. E' il vasto mercato che ho dentro, e il fatto che cresca rigoglioso, che mi nutra in modo speciale, che si riempia di cose trovate e scelte sul mio cammino mi fa sentire forte. Sto imparando a vivere servendo ciò in cui credo, a ricavarne un profitto inesauribile.
Questi sono i link ai post che le altre partecipanti al Cerchio hanno scritto per partecipare:
- Il mondo di Cì: Il cerchio delle donne, rituale di un mattino di primavera
- Incartesimi: I miei gioielli (...di carta, ma non solo)
- Apprendista mamma: Un laboratorio creativo... un altro cerchio di donne...
Questi sono i link ai post che le altre partecipanti al Cerchio hanno scritto per partecipare:
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Con questo post partecipo a
Il cerchio delle donne
per unirti e saperne di più visita:
Che bello quest'angolo!!!sono in attesa di crearne uno anche io, così speciale....attualmente il mio altare è sul mobile della tv e non mi piace molto.....mi rifarò nella prossima casa!
RispondiEliminaun abbraccio!
io ho iniziato così, ma solo perché il nanetto di casa lo prenderebbe di mira... in realtà lo vorrei a terra. si fa quel che si può. ti abbraccio!
Eliminasei stata molto brava a seguire il tuo istinto fino a trovare te stessa dentro qualcosa che stavi semplicemente facendo, io penso che la nostra essenza più profonda ci parli in molte lingue e in molti modi, riuscire a comprenderli è un dono..
RispondiEliminaè vero, ultimamente sono molto affascinata dalle possibilità che ci lasciamo sfuggire sotto il naso. saper leggere i segni e comprendere le lingue di cui parli insegna molto!
EliminaArivo ora a leggere il post (e grazie del link che mi ricorda i miei buoni propositi - come temevo sono riuscita poche volte a onorare il mio corpo, ma meglio del "praticamente nessuna volta" di prima :) -)
RispondiEliminaE' interessante e vera questa cosa del bosco selvaggio, specie in noi. Io vedo una sorta di indirizzo spontaneo di cui non sempre sono consapevole o su cio posso interferire, secondo me è connesso al mio esser diventata madre, per cui il corpo è diventato contenitore ed ora accoglie contenuti emotivi diversi in spazi nuovi che si sono creati con l'arrivo di mia figlia. baci
è vero, diventare madri apre tante porte, compresa quella della connessione con parti più intime di noi che nessuno ci insegna e invita ad osservare e rispettare. poche volte è già un inizio, un semino che pianti da far crescere con te! ti abbraccio!
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