Il ciclo del femminino



L'ultima proposta di meditazione del Cerchio delle donne riguarda il femminino.
Leggo questa parole e sorrido: per me niente è stato più valido per avvicinarmi al mio femminino del dolore legato al ciclo mestruale. Mi è stato compagno e maestro per tanti anni, con i suoi ritmi, il suo potere di cambiarmi l'umore e le percezioni, i sensi e la relazione con gli altri e me stessa.
Lo chiamo "compagno e maestro" perché potrei scrivere fiumi di parole sulle riflessioni e i cambiamenti che ha scaturito.

Ho sempre sofferto tantissimo per dolore legato a quell'appuntamento mensile che mi sfiancava: da giovanissima passavo i primi giorni tra nausee e crampi, negli ultimi anni trovavo rimedio solo in antidolorifici pesanti. Prima della gravidanza ero arrivata ad avere non più di dieci giorni di sollievo, dopo le perdite e prima dell'ovulazione; il ciclo si era accorciato fino a 23-25 giorni e io mi sentivo preda, in una morsa a cui non sapevo relazionarmi.

Le cose, per me, hanno iniziato a cambiare quando è arrivato mio figlio a stravolgere i miei ritmi, forse troppo veloci, e le mie giornate, forse troppo piene di impegni e auto imposizioni su quello che pretendevo da me stessa.
A piccoli passi, nel corso dei mesi, ho iniziato a concedermi davvero di fermarmi. Una pausa o il semplice pensiero focalizzato su quello che sento durante l'ovulazione, registrare sulla carta o nella memoria i pensieri che mi attraversano l'anima nella fase dall'ovulazione alle perdite e concedermi di essere donna e sofferente per qualche giorno al mese, sono stati i primi passi.

Rispetto al ciclo come in altri campi, il reiki è stato uno degli strumenti che mi hanno aiutata di più: portare le mani sul dolore e cercare di dargli sostegno e conforto è stata una splendida intuizione di autoguarigione, così come tutti le altre che mi stanno insegnando il rispetto e la pazienza.

Il canto libero e liberatorio, che ho scoperto durante la gravidanza grazie ad una doula che mi ha fatto sperimentare il metodo Leboyer, mi ha incitata a tirar fuori, esprimere ed ascoltare sul serio. Usare la voce e il respiro per dar forma al dolore, in qualsiasi momento, mi è così utile che sono stata felicissima quando, qualche mese fa, ho letto il "Canto del sangue femminile." Solo dopo aver letto queste parole ho capito la che la voce è un mezzo potente, che si può usare davvero in qualsiasi situazione.
Appena ho conosciuto le tecniche del canto carnatico rielaborate da Leboyer per la gravidanza, il parto e con i bambini, le ho sperimentate su di me e, successivamente e con grande soddisfazione, anche nei miei corsi di yoga per la dolce attesa e con i neonati.
Ma affrontare i cambiamenti, il passaggio e la costruzione di una relazione profonda e immensa sono solo alcuni degli utilizzi del canto che insegna ad espirare profondamente, svuotarsi, liberarsi, unendo anima, mente e corpo attraverso il suono. Io, con la voce, sto imparando a comunicare con degli aspetti così profondi e nascosti di me che non immagino in quale altro modo avrei potuto incontrare.

Un'esperienza che mi ha aiutata tanto è stato partecipare alla "Meditazione del grembo" proposta da Miranda Gray all'inizio del mese scorso. Erano le 6 del mattino, Ladù mi gattonava attorno, incuriosito e rispettoso, io stavo seduta avvolta in uno scialle e cercavo di trovare nel mio grembo la forza e la libertà di un albero che aveva lì il suo seme. Ho sentito qualcosa liberarsi e, senza avere il tempo di pensarci, mi si è formulata in testa una frase: "Il mio utero è vivo."
"Beh, certo" mi sono detta subito dopo "avevi il dubbio che fosse morto?"
So che non era così scontato, so che spesso ho tensioni che lo schiacciano e ritmi che non lo rispettano. Da quel momento quella stupida intuizione è stata un mantra geniale che mi ha aiutata a ricordare il mio utero, e sentirlo più libero dalle tensioni fisiche ed emotive.

L'incontro più sorprendente che ho fatto in questi ultimi tempi ha a che fare con il mio ciclo: non ci avrei creduto se, qualche tempo fa, qualcuno mi avesse detto che sarebbe stato un vecchietto cinese che non parla italiano ad illuminarmi sul mio femminino! Eppure...
Una mattina siamo entrati a caso in una delle tante erboristerie cinesi di Piazza Vittorio. "Siamo," io e Ladù, mio fedele e ignaro compagno di scoperte ed esperimenti, mio yang venuto a compensare e mostrarmi il lato opposto della medaglia.
C'è stato un po' di imbarazzo iniziale, ma poi ci siamo persi in chiacchere: io, l'erborista cinese, e la sua assistente. Tutti e tre a parlare di ciclo, dolori e sindrome premestruale, con Ladù che ribatteva a sorrisi e versetti. Ero entrata per chiedere i bastoncini di artemisia con cui praticare la moxa, e sono uscita con tanto di disegnino del mio bacino con segnati i punti su cui indirizzarne il calore e il fumo.
La moxa è stato un altro grande passo: caldo, maschile, fuoco.
Anni passati a pensare che tutto quel dolore voleva dire che non accettavo abbastanza il mio essere donna e... "No, non è proprio così," mi ha insegnato l'artemisia. Manca la forza, il potere attivante, quello che fa diventare reale e vivo il principio di base. Ho capito che avrei potuto andare avanti i secoli a meditare sul mio femminino, ma fino a che non lo avessi tirato fuori e attivato con un soffio maschile e potente non sarei andata da nessuna parte.


Non che abbia imparato come non sentire dolore, ma ogni mese mi sento più forte.
So che l'ovulazione è un momento di svolta. Da lì inizia una fase di introspezione in cui inevitabilmente tutto ciò che mi fa sentire insicura, i miei dubbi e le mie paure, vengono fuori e chiedono udienza. Leggere che tutto questo è normale e non un mio problema di disturbi dell'umore è stato una rivelazione di cui sarò sempre grata a Christhiane Northrup, l'autrice di una delle mie bibbie per lo studio del corpo e della psiche femminile, di cui sto sperimentando e condividendo qui le "Tredici tappe verso la guarigione."
So che il dolore non è una punizione, né la testimonianza di un fallimento nel mio riuscire ad esserne superiore, né una tortura che mi infliggo per chissà quale spirito autolesionista. Più lo sento un maestro per indicarmi la via della pazienza e della cura, più lo sento allontanarsi.

Se mi sento invasa da pensieri catastrofici e tristezza so che posso dar voce e movimento a quello che provo. Quella è una parte di me che non va zittita, ma al massimo smussata con qualche fiore di Bach, e domande e confronti con chi mi sta vicino e sento coinvolto in quelle riflessioni.
Se stanotte non dormo perché  mi sento male, pazienza, domani mi avranno più stanca e lenta. Se rendo meno e ho meno voglia di ascoltare e fare, fa lo stesso: questa sono ed è inutile che chieda a qualche miracolo chimico di farmi sembrare diversa.
Difficilmente mi è capitato di sentirmi più forte e più libera di quando, qualche giorno fa, sentendo i primi crampi arrivare, mi sono detta: "Non ho bisogno di reiterare il meccanismo del dolore." In questo e in tutti gli altri campi del mio essere.
Per festeggiarmi ho preparato un oleolita al gelsomino, e messo a macerare qualche manciata di fiori  di gelsomino per farne una tintura madre. C'è qualcosa di magico in questo fiore che profuma di più la notte, per attirare la luna. Secondo gli arabi riempie il paradiso ed è uno dei segni divini in terra. E' il fiore che purifica e massaggia l'utero, ed è il più bel regalo che riuscivo ad immaginarmi per celebrarci.



Gli altri post che potete leggere su questo argomento proposto nel Cerchio delle donne sono:
- Incartesimi: Femminilità: borsette per damigelle.
- Apprendista mamma: Il cerchio delle donne: il potere del femminino.
- Eco di casa: Quando la luna chiama...


Con questo post partecipo a 
Il cerchio delle donne
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15 commenti:

  1. "....So che il dolore non è una punizione, né la testimonianza di un fallimento nel mio riuscire ad esserne superiore, né una tortura che mi infliggo per chissà quale spirito autolesionista. Più lo sento un maestro per indicarmi la via della pazienza e della cura, più lo sento allontanarsi...." faccio mie le tue parole perchè anche io, in maniera diversa, sto vivendo il mio dolore guardandolo.

    grazie.

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    1. ti abbraccio anna, mentre guardi il tuo dolore per poter guardare oltre.

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  2. graze Ylenia, questo post arriva al momento giusto, come spesso quando passo da te. Mi piace pensare che io "senta" quando è il momento di rallentare e tu mi aiuti sempre a ricordare che è possibile e mi stimoli ad applicarmici. Oggi sto veramente male (emicrania tremenda da premestruo), rileggerò con calma questo tuo post e ne trarrò beneficio ma già ora lo sento importante. A presto!

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    1. prima di scrivere certi post penso e ripenso, non è sempre facile tirar fuori temi intimi e fare il punto della situazione. ma pensare di essere in un percorso di condivisione mi ripaga del piccolo sforzo e mi fa arrivare triplicata la vostra forza.

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  3. Ci sono post che bisogna rileggere più di una volta per iniziare veramente a capirli e ad apprezzarli nelle loro più intime profondità.
    Questo è decisamente uno di quelli.
    Grazie, sai sempre regalarmi la possibilità di uno sguardo nuovo verso gli altri e verso me stessa...

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  4. Buongiorno cara ylenia mi sono trovata e ri-trovata in tante tue parole, un percorso comune verso quello che in realtà è un legame stretto ed intrecciato fra noi donne. Esiste da sempre e esisterà per sempre... I legami fra donne sono difficili, molte volte dolorosi, ci portiamo dietro un passato fatto di "chiusure" di "sospetti" e questi atteggiamenti risalgono ad un passato remoto che ci vide tutte coinvolte, hanno tagliato, reciso il nostro filo rosso.. attraverso la consapevolezza di oggi dobbiamo impegnarci a ricostruire quell'antico legame che ci rende tutte sorelle... dello stesso sangue. ^^

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    1. E' vero. Mi capita spesso di riconoscere nel mio dolore qualcosa di antico, un profondo così profondo che non mi sembra solo mio, è limitato alla mia esperienza. A volte lo sento come ancestrale, un residuo karmico che si perde nella notte. Sono d'accordo con te, ricostruire quel filo rosso dev'essere il nostro impegno.

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  5. Ciao Ylenia,

    Cì (che ha scritto piu' su) mi ha portata a te e, in particolare, a questo tuo post.
    Soffro da anni (anzi da sempre) di dolori legati ai movimenti ormonali - io preferisco dire così, giusto per non incolpare il ciclo in se' - : mal di testa, nausee, vomito, disturbi dell'umore e da pochi mesi anche vertigini.
    Una tortura, soprattutto perchè impedisce di svolgere le attività con la consueta frenesia e mi impedisce di occuparmi della famiglia com'e richiesto (e giusto?). A questo si aggiunga "il senso di colpa" per non essere sempre in forma e all'altezza. Questa è la vera tortura, credo.

    Finora mi hanno sostenuto i farmaci contro il mal di testa, contro la nausea e ora dovrei cominciare con i rimedi contro le vertigini.
    Ci devo riflettere.

    Mi ha colpito molto questa frase "Da lì inizia una fase di introspezione in cui inevitabilmente tutto ciò che mi fa sentire insicura, i miei dubbi e le mie paure, vengono fuori e chiedono udienza. Leggere che tutto questo è normale e non un mio problema di disturbi dell'umore è stato una rivelazione". E' vero che in quei giorni avverto una sensibilità alle stelle e affiorano pensieri tristi che alle volte vorrei scrivere ma poi mi dico "non è niente, è solo il ciclo, passerà, tu non sei questa persona triste".
    Mi sembra che, invece, tu riferisci di ascoltarli questi pensieri.

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    1. Cara Alessandra, sì! Io mi sento cambiata da quando ho deciso di ascoltare certi pensieri, certe sensazioni che magari mi attraversano solo, ma lasciano il segno. Il mio è un invito ad ascoltarli. Poi, come te, sto imparando a dar loro il giusto peso, a vederli come una parte di me, un solo pezzo. Sto imparando a non identificarmi con quel dolore, con quei pensieri ed osservarli da fuori per vedere il contesto in cui sorgono. Il ciclo passerà, poi saremo più forti e solari, ma siamo noi anche in nei momenti più neri e dolorosi. Sto imparando a non averne paura ma rispetto, per me, e per quel filo rosso di cui parla Selva nel commento sopra il tuo. Grazie di avermi scritto, di avermi raccontato questo pezzo di te.

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  6. Cara Ylenia, ho riletto più volte questo tuo post.
    Anni fa, lessi il libro "mestruazioni" di Alexandra Pope, che mi aprì gli occhi. Un libro che all'epoca non compresi fino in fondo, e che a distanza di tempo ripresi in mano perchè mi sentivo "pronta" per farlo, e perchè la pratica yoga finalmente unita ad un valido insegnante, mi aveva resa disponibile ad aprirmi a nuovi orizzonti.
    Fino ad allora avevo considerato le mestruazioni solo come un evento fisiologico (fastidioso) senza sospettare il fatto che l'appuntamento mensile ed i disagi che portava con sè (per quanto mi riguarda repentini sbalzi d'umore ed aggressività oltre che forti emicranie) possono essere anche un'occasione per celebrare il lato femminile ed incanalare proficuamente le energie di cui si fa portatore. I miei disturbi mestruali non sono scomparsi miracolosamente, tutt'altro, pare che l'avanzare dell'età possa esacerbare taluni disturbi (mi è stato detto) ma, vista la maggiore consapevolezza (ed i bambini cresciuti che mi lasciano più tempo per me), è leggermente cambiato il mio modo di pormi rispetto ad essi (accettazione e ridimensionamento delle aspettative nei confronti di me stessa), e, di conseguenza, anche il modo di interagire con me di chi mi sta intorno, e che senza alcuna colpa era vittima dei miei umori. Diciamo che ne approfitto in quei giorni per essere un po' egoista e concentrarmi di più su me stessa e sui miei bisogni!
    Grazie per questo bel post.
    Ora cercherò notizie sul libro della Northurp di cui conosco ed ho letto "madri e figlie" ma non il testo che citi tu.
    Ps hai letto il libro "donne che corrono coi lupi?" Io lo sto leggendo proprio ora, anch'esso sviluppa riflessioni intorno alla ri-scoperta ed accettazione della femminilità molto interessanti
    Un caro saluto,
    Michela

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    1. carissima michela, innanzitutto mi scuso per il grande ritardo con cui ti rispondo. sono giorni di delirio splendido e grandi cambiamenti, in cui non riesco a seguire il blog, ma di cui spero di potervi parlare presto.
      ho letto il libro della estes e...sì! per me è stato una rivelazione che ha portato con sé porte aperte su tanti aspetti di me e di noi donne che mi hanno fatto tanto bene. nel periodo in cui lo leggevo la mia insegnante di yoga mi disse:"questo non è un libro da leggere, ma da studiare e ristudiare tante volte."
      aveva ragione!
      invece io cercherò "madri e figlie," grazie di averlo citato!
      un caro saluto a te!

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    2. Ylenia, non ti crucciare per il ritardo!
      Spero si tratti di buone nuove ;)
      Sai, il libro della Estès l'ho incrociato tante volte, e desideravo tanto leggerlo prima o poi, ci sono dei libri che però devono trovare terreno fertile e la giusta predisposizione d'animo. In questo periodo sono abbastanza centrata in me stessa (in modo sano però) ma l'ho trovato inizialmente difficile, ostico, con un linguaggio troppo metaforico, tuttavia superate le prime cinquanta pagine mi sta regalando alcuni sprazzi di lucidità di pensiero che non provavo da molto tempo. Sto cercando di leggerlo con calma, poche pagine per volta, ritornando sui paragrafi per capire cosa mi lasciano. Senz'altro è un libro che non lascia indifferenti. Scusa il commento prolisso e ... la prossima volta che capiti nella mia città a fare incetta di libri fammi sapere ...
      Ciao!

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    3. invece grazie per i tuoi commenti!
      saggia la scelta di leggere poco per volta, penso che prossimamente lo farò anch'io, magari una storia ogni tanto, per vedere cos'ha da insegnarmi.
      un abbraccio!

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  7. Ciao cara, bellissimo post!!!volevo segnalarti il mio di oggi sull'argomento... http://ecodicasa.blogspot.it/2012/08/quando-la-luna-chiama.html
    Come sempre, grazie!
    un abbraccio
    Silvia

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