Asana su un sentiero di acqua e fuoco

























Una delle ultime lezioni che ho condiviso con i  miei allievi, parte di una serie di incontri che ho dedicato alla scoperta della morbidezza, intesa come sensazione fisica (muscolare e articolare) e mentale.
Il mio scopo, in questi che sono alcuni degli asana che abbiamo sperimentato era cimentarci nel difficile sentiero che ci aiuta a bilanciare due degli elementi di cui siamo fatti: l'acqua e il fuoco, intesi come scorrere fluido e forza impetuosa.

Possiamo giocare con sensazioni opposte, farle esistere tutte senza privarci del bello di ognuna e senza correre il rischio di irrigidirci o difenderci in qualche schema?
Possiamo usare la conoscenza del respiro e del movimento per alimentare gli aspetti in cui ci sentiamo carenti e decongestionare quelli che sentiamo troppo pesanti?

Nell'esecuzione di questa sequenza possiamo provare a pensare alle nostre articolazioni come fluide, morbide e aspettare che da fisica e concreta questa sensazioni si trasformi in completa, pervasiva.
Come un sasso lanciato nello stagno, lasciamo che questa pratica si allarghi per cerchi concentrici e ci coinvolga sempre di più, sempre più nel profondo.
(Tutte le posizioni asimmetriche vanno effettuate su entrambi i lati, anche se in foto è mostrato solo un lato).



Savasana

per iniziare creandoci un angolo di pace e ascolto.














Sukasana

le mani sono avvicinate come a creare una coppa, per tutto quello che abbiamo bisogno di ricevere e chiedere.
Dopo qualche minuto passato ad osservare il palmo delle mani, possiamo immaginare che ad ogni inspirazione la nostra "coppa" si riempia di acqua.
L'espirazione diventa potente, schiacciando forte i muscoli addominali verso dentro, così da eliminare completamente e velocemente tutta l'aria che abbiamo inspirato.

Stiamo ricevendo acqua e liberando fuoco.










Virasana

per iniziare a sciogliere le articolazioni degli arti inferiori e portare l'attenzione all'allineamento della colonna vertebrale, sentendola allungarsi ad ogni respiro mentre il petto si apre.

Stiamo ascoltando l'acqua e il fuoco nel nostro corpo.
















Il lampo - a (inspirando)
 Il lampo - b (espirando)

Stiamo sperimentando e allenando la nostra compattezza.
Prima di aprire e smuovere, stiamo creando una base sicura su cui giocare e scoprire con fiducia.
Questa posizione, un po' ostica ma efficacissima, rafforza e raddrizza tutto il corpo.
E' un modo per costruire la consapevolezza della nostra forza, un attimo prima di usarla per scardinare e riassemblare tutto.














Ustrasana

per stimolare i cakra secondo (acqua) e terzo (fuoco).
La posizione rafforza la parte posteriore del corpo, le cosce e gli addominali; flessibilizza la schiena e tonifica i muscoli del collo.

Ci stiamo aprendo al nostro profondo e comunicando ciò che ci scorre dentro all'esterno, attraverso una grande apertura del petto, attraverso il nostro quarto cakra (cuore), il centro con cui ci relazioniamo emotivamente a ciò che abbiamo attorno.













Dharmikasana

una posizione di transizione, di puro ascolto, in cui iniziare a coinvolgere anche la testa, attraverso l'appoggio della fronte a terra.

Stiamo sedimentando gli stimoli raccolti finora.










Sukasana (braccia aperte)

completiamo il risveglio della parte superiore del corpo con qualche respiro in questa posizione.
Ora le nostre mani sono raggi, antenne che comunicano con l'esterno, fili che si estendono sul nostro cammino di acqua e fuoco.
Ancora una volta, chiediamoci di cosa abbiamo bisogno di ricevere con lo scorrere dell'acqua che stiamo coltivando, e cosa abbiamo bisogno di bruciare con il fuoco che stiamo imparando a creare e domare.




Lakini asana

è una delle mie posizioni preferite. Completa del punto di vista del lavoro articolare, perché smuove caviglie, ginocchia, bacino, rachide, collo e mani.
Tonificante per i muscoli di schiena, addome, braccia  e glutei.
La piccola torsione ci invita a liberarci davvero, nell'intimo.
Lo sguardo e l'attenzione rimangono sul palmo della mano.

Stiamo mettendo in comunicazione mani e piedi, e il nostro essere nella sua interezza.



Eka pada kapalasana

iniziamo a giocare...
scuotiamo le rigidità, sentiamo com'è volare con le gambe e tenersi a terra con le mani.
Distendiamo la schiena e rafforziamo caviglie e gambe.

Stiamo svuotando la testa e sovvertendo i percorsi prestabiliti, il pilota automatico, la solita strada presa per inerzia.













Vashistasana

un'altra posizione che amo. Può essere praticata anche con l'appoggio a terra dell'avambraccio invece che della sola mano, in modo da avere più stabilità e sentire meno sforzo.
Per me è stata una delle tappe fondamentale per appropriarmi della forza nelle braccia: la forza del mio fare, del mio intervenire su di me e all'esterno.
Nell'esecuzione è importantissimo non irrigidire l'articolazione del gomito per non affaticarla.

Stiamo dando solidità e fiducia alle nostre scoperte.


Il tempio

ci siamo conquistati la postura eretta, rafforzando e allineando prima tutto il resto. Proprio come il percorso delle scoperte motorie nel bambino, abbiamo (ri)costruito il nostro stare.
ancora, proviamo ad inspirare acqua ed espirare fuoco, mentre tutti i nostri raggi di energia (testa, mani, piedi) espellono ed assorbono.

Stiamo sperimentando la pienezza fisica e mentale: possiamo essere pesanti e infuocati o aerei e fluidi.
Ancora, chiediamoci di cosa abbiamo bisogno per trovare il nostro equilibrio in questo momento.





Parshvakonasana- a

sui nostri piedi, stabili
concediamoci un abbraccio, un altro momento di riposo e raccoglimento per poi...











Parsvakonasana -b

... volare!
E' un volo, è un atterraggio sicuro.
E' un grande abbraccio che si apre, in tutta la nostra morbidezza, in tutto il nostro peso stabile.











Anjayenasana

continuiamo ad aprire il petto, ad essere permeabili allo scorrere di acqua e fuoco, mentre rafforziamo e sosteniamo tutte le nostre conquiste (le gambe forti, la schiena tonica, il collo fiero, il centro presente, la mente concentrata, gli occhi ben aperti, il nostro stare consapevole).

La posizione articolata e compless,a è impegnativa, è il nostro allenamento per imparare un altro, fondamentale passaggio: portare lo yoga fuori dalla pratica in senso stretto e adattarlo alle situazioni più varie e imprevedibili.











Niralamba sarvangasana

(la candela senza braccia, niralamba, può essere praticata anche nella variante con le mani che sostengono la zona lombare).

L'ultima inversione di questa sequenza. Un altro momento in cui concederci la possibilità di invertire  e sovvertire, di ripensare e riorganizzare.

Stiamo sperimentando il nostro scorrere in un'altra direzione, il nostro fuoco liberarsi in vie meno battute.













Halasana

è una buona compensazione per la posizione precedente, un'altro asana di raccoglimento per spostare l'attenzione al centro di noi.
Hala significa aratro: è un invito a preparare il nostro terreno per seminare ciò che abbiamo scoperto.









Possiamo terminare in savasana, la stessa posizione con cui abbiamo iniziato.
Possiamo ripercorrere gli asana e le sensazioni che abbiamo esplorato.
Possiamo tornare alle domande e riflessioni con cui siamo partiti.
Siamo acqua e fuoco. Impeto e calma. Rabbia e morbidezza. Siamo il calore e il suo antidoto.
Possiamo giocare con i nostri aspetti opposti, farli essere uno strumento per creare il nostro essere ogni giorno e muoverci con fiducia verso le esperienze che incontriamo.

Questa è l'ultima sequenza "di repertorio"; scattata qualche mese fa, credo sia l'ultima prima di una pausa da certe posizioni che ormai sento scomode.
Nei prossimi mesi sperimeterò e pubblicherò alternative più dolci e meno impegnative dal punto di vista muscolare, per assecondare il pancione, tutto il resto del corpo e il respiro, che si trasformano ogni giorno e chiedono tante, tante attenzioni.


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