Tante, tante ore passate seduta, nel
mio angolo. Per metà passate a guardarci negli occhi, pelle contro pelle; per
metà passate lui con gli occhi chiusi e io a leggere.
Seduta,
su quella sedia a dondolo che non mi piaceva poi tanto, che ha passato mesi
nella stalla fino alla promozione al piano superiore, fino a quando ho capito
che era proprio quello che ci vuole per cullarsi in un abbraccio.
I piedi
sullo sgabello che ha passato l’inverno davanti al camino, spostato come molti
dei mobili di casa in queste ultime settimane, anche lui vittima e complice del
nostro ennesimo stravolgimento delle carte in tavola.
Un
vecchio manichino, provato dai miei infiniti traslochi, trasformato in lampada.
L’angolo
più fresco della casa e una vista sul viale d’ingresso e i suoi ulivi.
E tante,
tante letture che avevo lasciato aspettare nell’ultimo anno, presa dal fare, da
tutto il “da farsi” in cui abbiamo vorticato da qualche tempo a questa parte.
Tra
queste letture mi aspettava un libro arrivato mesi fa: The eight human talents di Gurmukh.
L’autrice
è una famosa maestra di kundalini yoga,
di cui mi sono innamorata un anno fa, leggendo prima la storia travagliata che
l’ha portata ad avvicinarsi alla pratica (in Yogini: the power of women in yoga di J. Gates), poi il suo libro dedicato allo yoga
in gravidanza (Bountiful, beautiful,
blissfull).
In The eight human talents, Gurmukh
presenta il suo viaggio nei cakra, abbinando ad ognuno una qualità, un talento che distingue quel cakra e collabora a creare la nostra consistenza e storia come essere umano.
Alla base
di tutto, prima ancora di iniziare il viaggio, prima ancora di incontrare i
singoli talenti c’è un passaggio chiave: l’impegno, la dedizione allo scopo,
senza cui nulla è possibile.
Sulla
strada dello yoga, che è un modo di vivere, di stare, fare e conoscere,
l’impegno è un voto a non perdersi, a non abbandonare l’obiettivo, a non
arrendersi. E’ un’azione ripetuta, non importa quale. E’ la costanza di onorare
un obiettivo anche davanti alle resistenze. E’ una meditazione quotidiana, un
gesto da ripetere, qualcuno di cui ricordarsi.
E’ uno
stimolo a riconoscere il work in progress
che siamo, ripetendo qualcosa di sempre uguale, ma diverso ogni giorno
perché noi siamo diversi.
Se è vero
che ogni cosa arriva solo nell’esatto momento in cui deve arrivare, non mi
posso tirare indietro. L’esperienza dell’impegno è venuta a chiamarmi, e so
bene quanto mi serva, sempre, perché certe cose fatico proprio ad impararle.
Che impegno sia, e costante.
Che questo sia il mio manifesto:
Che impegno sia, e costante.
Che questo sia il mio manifesto:
Mi
impegno ad ascoltare di più e giudicare meno.
Mi
impegno a considerarmi un essere che vive e non un essere che fa (o deve fare):
a non cedere alla tentazione di pensarmi in virtù di quello che faccio o quanto
faccio ma in virtù dell’anima che metto in gioco.
Mi
impegno ad essere più paziente.
Mi
impegno a dare meno per scontato.
Mi
impegno a scrivere, osservare, soffermami.
Mi impegno
a mettermi in gioco, ad abbassare la maschera, a non aver paura di mostrarmi
davvero.
Mi
impegno a nascondermi di meno davanti a quel che è in serbo per me e a fidarmi di più che sia ciò di cui ho bisogno.
Perché
questi sono attimi speciali. Non si possono lasciar correre. Non si possono non
assaporare.
Mi impegno…
anche solo per ricambiare tutta la meraviglia che c’è, e che non sempre vedo.
Il tempo della crisalide è il cammino, l'ascolto, l'intuizione, la scoperta.
Inspiro. Espiro.
Partiamo?
Torniamo all'origine, vera, semplice, completa.
Inspiro.
Espiro.
Partiamo.
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