Un diario dell'orto [settembre, luna piena]

Ci pensavo da tanto. Oggi comincio.
Un diario dell'orto e di tutte le nostre avventure a stretto contatto con la terra.
Un diario per ricordarci di quello che abbiamo capito e di dove abbiamo indiscutibilmente sbagliato, di dove siamo riusciti e di ciò che abbiamo sperimentato.

Prima di venire a vivere qui non avevo capito quante infinite varianti si possano presentare anche nelle questioni più semplici: l'avevo sottovalutata, la personalità della terra.
Avevo letto tanti libri, tutti pieni di belle nozioni su come fare questo o quello e quando, e pensavo che, per cominciare, bastasse seguirli.
A distanza di un anno, mi chiedo come facciamo, gli autori  di tutti questi libri, a coltivare la loro terra. A noi non si è mai presentata la situazione ideale, mai niente che andasse liscio come da manuale.
A noi, inizio a pensare, servirebbero anche libri pieni di informazioni su quello che non è da fare, con qualche consolazione per quello che non è andato e un bel po' di incoraggiamenti su ciò che si può migliorare.
Al di fuori dei libri ci sono le persone vere, quelli che stiamo man mano conoscendo, che vivono da queste parti, che lavorano la terra da sempre. Loro, che ci guardano con curiosità  e incredulità, sono la nostra maggior fonte di informazione. Ogni volta che un vicino si presenta cerchiamo di spremerlo, di distorcere consigli e segreti, di imparare anche dalle mezze frasi che il bravo contadino, custode dei suoi trucchi magici, butta nei discorsi senza mai rivelare troppo.

Il risultato è un approccio alla terra (e agli alberi, agli ortaggi, alla frutta...) bizzarro come un caleidoscopio che non si ferma mai.
Inizio a scriverlo qui, quello che impariamo, osserviamo, deduciamo, sbagliamo e, qualche volta, azzecchiamo.

Questi sono giorni di gran fermento, giorni di raccolta, l'ultima raccolta prima della Grande Raccolta, quella delle olive, che segna la fine dell'autunno e l'inesorabile avviarsi dell'inverno.
Sono giorni di fichi e noci, di marmellate, cestini da riempire di frutta secca e uva.












Mi ero scordata quanto mi piace l'odore del noce, delle sue foglie, dei malli appena staccati. L'ho riscoperto qualche giorno fa, e me ne sono stupita, come la prima volta che l'ho sentito. Le noci dell'anno scorso avevano riscosso un successone, anche se ne avevamo perse molte perchè non avevamo staccato subito i malli dai frutti e, a quanto pare, l'umidità del mallo ne aveva fatte marcire molte.

Sto imparando a conoscere le diverse varietà di fichi; avendoli sempre visti in bella mostra su qualche banchetto, non mi ero mai preoccupata di quanti e quanto buoni tipi ce ne fossero. Ho dichiarato i fichi rossi allungati il miglior frutto di settembre, senza che questo faccia diminuire la quantità di fichi di ogni tipo che sono in grado di mangiarmi ogni giorno.

Programmiamo la vendemmia, con qualche rammarico. I cambiamenti degli ultimi mesi (una nascita, un altro figlio...) e la pioggia di inizio estate sono stati un brutto colpo per la vigna. Molto meno tempo di quello che sarebbe servito per curarla e nessun attrezzo giusto per farlo hanno dato parecchi grappoli rovinati come risultato. E' triste, tristissimo, vedere una pianta che soffre, ma credo che la vite sia una delle più soggette. A quanto pare non c'è modo di non trattarla: dopo un po' di ricerche abbiamo scoperto che persino la biodinamica usa una, seppur minima, percentuale di agenti chimici sui vigneti. Credo che per l'anno prossimo dovremo rassegnarci a combattere in modo più incisivo e regolare i parassiti che, quest'anno, hanno prosperato su molte piante e seccato parecchi grappoli. Nel frattempo, programmiamo la vendemmia, almeno di un tipo di uva, il ciliegiolo, tipico di queste parti; programmiamo la festa della raccolta e della torchiatura, l'attesa dell'arrivo del vino nuovo e la gioia di scendere in cantina a prendere caraffe rosse e bianche prima di cena.

L'orto regala ancora qualche pomodoro rosso, ogni tanto scopriamo zucchine e zucche in crescita e il vivaio e pieno di verdure invernali in cui ripongo tanta fiducia.





Però, almeno per i prossimi giorni, l'attenzione rimarrà sul vigneto. La vendemmia e vicinissima e, con lei, l'ingresso ufficiale nell'autunno.
Io rifletto, imparo, cerco di memorizzare e mi stupisco di quanto qui non esista la noia. Ogni stagione finisce in quella successiva, con un ritmo scandito da grandi fatiche e quotidiane faccende. C'è un fluire, uno scorrere regolare e sempre nuovo su cui impariamo ad assestarci dolcemente, sperando di esser bravi a farci trascinare dai ritmi perfetti ed eterni della natura.


Il tempo della crisalide è il cammino, l'ascolto, l'intuizione, la scoperta.
Inspiro. Espiro. 
Partiamo?
Torniamo all'origine, vera, semplice, completa.
Inspiro.
Espiro.
Partiamo.

5 commenti:

  1. Penso ai tuoi figli,al grande dono che gli fate crescendoli in campagna, a stretto contatto con la natura,è magnifico.

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    1. anche noi la pensiamo così. trasferirci qui è stato anche un regalo che volevamo per loro, ed uno dei nostri modi per fare un mondo migliore.w

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  2. Io sto passando queste mattine a raccogliere mele, cassoni su cassoni, nel frutteto dei nonni, 5 o 6 persone insieme, da mio nonno di 83 anni ai miei cugini...è faticoso, come sempre, ma il clima è perfetto e che esercizio stanno re-imparando le mie mani a staccare renette dal ramo con una sola mossa, senza rovinarle né farle cadere, a reggerle, soppesarle, appoggiarle delicatamente nei grandi cassoni, kg dopo kg :-)

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  3. Anche per noi è tempo di raccolta, un gran lavorio operoso ed efficace!
    Buon gioioso lavoro!


    Marika

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