Questa casa ha un'anima

Non mi sentivo ancora sicura.
Era successo tutto troppo in fretta.
Dopo quella notte era stato indispensabile reagire, essere forte per i miei bimbi, far (quasi) finta di niente e occuparmi degli impegni in ballo.
Così abbiamo sistemato tutto in un giorno, accatastato alla bell'e meglio quello che non potevamo riordinare subito e ripreso il nostro tran tran e tutti i suoi continui stravolgimenti.

Ma con le emozioni non si può far finta di niente; pensi di aver ricacciato indietro un gigante, e questo ti spunta davanti, ancora più grande, poco più in là.
Il corpo, il dolore fisica e tangibile, era stato sistemato, accarezzato con gli strumenti che so e che ormai funzionano, quasi in automatico, come dei vecchi amici.
Ma le emozioni no.
Così, ogni sera, quando ci ritrovavamo da soli prima di addormentarci, parlavo con Lui e mi rendevo conto di quanto no, non ci ero ancora passata sopra. "Sento ancora lo stesso pugno allo stomaco che ho sentito quella sera quando ho messo piede in casa," gli dicevo. Soffro, e mi sembra che tutto soffra, per essere stato trattato in quel modo.

Poi... poi, siccome ciò che ti serve arriva al momento giusto e nel modo migliore in cui può servirti, mi ha scritto lei. Mi ha parlato di sé, e di una serie di asana che le avevo consigliato. E poi, in un "ps," mi ha scritto: "La casa la devi purificare, lo sai?"
"Sì," ho pensato. E a modo mio l'ho fatto. Ma sento che non è abbastanza. Sento che c'è ancora troppa sofferenza, troppo di "non noi" in giro.

E lì, non un attimo prima, è arrivato il momento.
Ho pensato a De Andrè, al suo "Hotel Supramonte" e ho capito che non sono ancor abbastanza forte, nè saggia, per trarre poesia anche dalla disumanità. Però so che il perdono ha tante forme, e tra queste una la posso far vivere anch'io: perdono questi ricordi dolorosi perché continuano a farmi male e mi prendo qualche ora per ascoltarli, finalmente.

Ho approfittato di un sabato di sole, dell'arrivo dei miei suoceri che hanno tenuto i bimbi, della pazienza del piccolo che non ha chiesto di me per tre lunghissime ore. Ho sconfitto la voglia di andare fuori a prendermi tutto il caldo della mattinata, e ho fatto pace con la mia casa scossa.

Ho messo in sottofondo una musica persiana: adoro i suoni della musica classica iraniana.
Ho infuocato la salvia dell'orto fatta seccare, e l'ho sparsa in tutte le stanze.
Ho pulito e ripulito tutto.
Ho danzato, come non facevo da tanto tempo, come non avevo mai fatto in questa casa, come facevo anni fa.
Ho pensato a quello che ho letto qui, ho guardato le cose che da quella notte sono rimase rotte, ho immaginato oro nelle crepe e rivisto il valore del loro vissuto.
Mi sono soffermata su tutti gli angoli che sono stati maltrattati e ho sentito che, a poco a poco, quella sensazione di pugno allo stomaco se ne andava, lasciandomi leggera, finalmente.












Questa casa ha un'anima - oh, se ce l'ha!
Ed è grande.
Ed è capace di profonda sofferenza. E d'infinita felicità.



Il tempo della crisalide è il cammino, l'ascolto, l'intuizione, la scoperta.
Inspiro. Espiro. 
Partiamo?
Torniamo all'origine, vera, semplice, completa.
Inspiro.
Espiro.
Partiamo.


6 commenti:

  1. Una bellissima pausa di pace con la tua casa che era stata profanata, e con te stessa. Perdonare chi ha fatto quello che ha fatto forse è difficile, io quando non riesco, "offro" in alto il mio "odio", dicendoGli qualcosa tipo "non riesco a perdonare, fallo Tu per me". E lo trovo comunque un buon modo per pacificarsi con se stessi... :)
    PS: lo saprai già sicuramente, ma Ganesh è il protettore della casa

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    1. Offrire il mio odio è qualcosa a cui non avevo pensato, grazie!
      So di Ganesh, in effetti nella vecchia casa avevo disegnato un Ganesh che avevamo appeso all'ingresso. Per questa casa ancora non l'ho fatto, grazie di avermelo ricordato, grazie di avermi scritto.

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  2. Traspare molta serenità in questo tuo racconto di vita, spero che questa stessa serenità abiti da ora in poi la vostra casa con sicurezza :-)

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  3. Ogni casa ha un'anima.
    Sta a noi conviverci.
    Felice per i riti di purificazione, ora sì! La tua casa riprenderà ad accogliervi nel migliore dei modi, culla per i tuoi figli e per il vostro amore....

    ti abbraccio Ylenia

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  4. Quando ero piccina tutte le volte che entravo in camera da letto di mia notte vedevo una candela accesa, le prima volte non ci feci tanto caso, ma a lungo andare m'incuriosii e mi decisi a chiederle una spiegazione. La risposta che mi diede ha segnato tutta la mia vita....."quando il dolore supera la nostra capacità di sopportarlo si accende una candela e la sua fiamma piano piano lo consumerà alleviando il peso sulle nostre spalle"....e come una vestale io ancora oggi accendo una candela, penso a quello che non mi piace, la lascio consumare fino alla fine e vado al fiume a gettare via i resti...torno a casa e ne accendo un'altra. Gli ospiti della mia casa ormai sono abituati a vederla la mia candela accesa e non si meravigliano più. Quella piccola fiamma è come l'abbraccio di mia nonna e non ti nascondo che, da quando ho questa abitudine, i guai continuano ad arrivare, ma io non mi smarrisco più come prima...guardo quella fiammella , respiro profondamente, chiudo gli occhi e la risposta arriva, chiara e netta come la strada che so di dover percorrere. Scusa l'invadenza Ylenia, ma questo post mi ha colpita molto.
    Un abbraccio e serena serata. Gabriella

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    1. che bello, il tuo rito. anche a me piace accendere candele, lo faccio la sera, quando fuori fa buio, lo faccio per ricordarmi di credere nella luce e nella sua presenza, sempre. grazie di avermi raccontato la tua esperienza, credo mi farà bene, nei momenti difficili, accendere la mia candela consumatrice dei dolori. grazie!

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