Un diario dell'orto [novembre, luna piena]

Orto per respirare.
Orto per scaricarmi.
Orto per imparare.
Ormai è solo un piacere, un appuntamento casuale e apprezzato, questo orto che sente il cambio di stagione e sembra sempre più autonomo.

Qualche giorno fa, durante una lunga dormita del più piccolo, ho preso la zappa in mano e mi sono messa a liberare un pezzetto di orto dalle erbacce.
Con tutta la cura che si addice a chi non vuole interrompere un sonno insperato, con le galline a curiosarmi attorno e la gatta pronta a salirmi sulle spalle ogni volta che mi chinavo, ho tolto l'erba cresciuta rigogliosa attorno a finocchi, melissa e rucola.
Mi sono accorta che le piante di finocchio dell'anno scorso si stavano preparando a rifare i frutti, e li ho divisi, cimentandomi per la prima volta nella loro moltiplicazione, come ho fatto per i carciofi.
Mi sono guardata attorno, e ho notato con soddisfazione che le piante di carciofo che avevo spostato e diviso qualche tempo fa stanno crescendo bene; mi sono fermata ad annusare la melissa, che dopo essersi seccata alla fine dell'estate, ha ripreso vita ed è di un verde splendido.
"Questo è un lavoro che solo chi aveva tanto da scaricare può aver fatto," mi ha detto Lui.
"Sì, è vero," ho pensato io. Come tante altre cose, l'orto è una terapia 
Mi fa un gran bene soffermarmi nello scambio reciproco tra me e le piante, offrire cure in cambio di pasti e gioia nel futuro e dedicare attenzione in cambio della scoperta di tutte le gradazioni di verde che esistono. E' un'altra dimensione, un altro mondo da studiare.





In questi giorni le mie passeggiate all'aperto sono state costellate di fiori di calendula, tanti da riempirmi le mani, tanti da dover uscire con un cestino per poter raccoglierli tutti. 
In questi giorni ho staccato le prime foglie delle insalate invernali e tenuto sotto controllo le zucche, che iniziano a maturare.





In questi giorni mi sono soffermata sui colori caldi dell'autunno che si inseriscono man mano tra quelli  di un'estate che sembrava non voler finire.
Così, il colore di un temerario lampone si è mescolato a quello dell'albero di cachi che sta perdendo le foglie; le tre minuscole mele dell'albero piantato l'anno scorso mi hanno fatta pensare ai segni che stiamo lasciando su questa terra e a quel che lasceremo ai nostri figli; e l'albero di melograni mi ha parlato di tutta la pazienza e fiducia che serve: cresceremo. 
Oh sì- cresceremo tantissimo, tutti insieme.





E non ci sarà stagione in cui non ci saranno fiori. 
Me l'hanno insegnato i fiori di limone e quelli di borragine. 
Anche quando tutto sembra finire, c'è sempre qualche fiore temerario pronto a ricominciare.



Inizierò a portare in giro il mio yoga.
Partirò da Pisa: 
il 7 e 8 dicembre sarò qui, con un workshop di yoga genitori e bimbi e uno di yoga per le donne.
Saranno viaggi, saranno incontri, sarà crescere.
Ancora, in un altro modo.

Il tempo della crisalide è il cammino, l'ascolto, l'intuizione, la scoperta.
Inspiro. Espiro. 
Partiamo?
Torniamo all'origine, vera, semplice, completa.
Inspiro.
Espiro.
Partiamo.

2 commenti:

  1. Carissima Amica, invidio molto tutta la calendula!!! ^_^
    E non sai quanto vorrei raggiungerti a Pisa... Ah, ma ci sarà occasione, credimi, di incontrarci e abbracciarci!!! Intanto domani andrò ad un seminario di Pranayama... Piccoli passi, piccoli pezzi... verso una visione d'insieme per me, la mia famiglia, la mia scuola...
    Ti abbraccio forte, cara!!!
    Buon fine settimana e mille benedizioni
    Silvia

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  2. Lo sai Ylenia che con la borragine si fa un ripieno dei ravioli portentoso...io li ho assaggiati e sono buonissimi, piacerebbero anche ai tuoi cuccioli, conditi solo con olio e parmigiano per apprezzare di più il saporino della borragine.... :)...un bacione Gabriella

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