Le conseguenze del coraggio

Negli ultimi mesi la nostra organizzazione familiare è cambiata molto.
Per noi due grandi di casa, riuscire ad aprire spazi per le nostre esigenze è stata una conquista grandissima, raggiunta con molto impegno.
Svolgere da casa tutte o una parte delle proprie ore di lavoro è una splendida trappola: è bello sapere di essere spesso tutti vicini, ad un passo l'uno dalla voce dell'altro e sempre a tiro per un saluto o una coccola. Ma ci vuole molta disciplina, per non rischiare di venire travolti dalle dinamiche della famiglia, dai bimbi insaziabili di attenzioni, dalla tentazione di chiamarci l'un altro e distoglierci dalle poche e preziosissime ore di quiete che ci regaliamo.

Per me, dividere le giornate in modo che ci sia sempre uno di noi che tiene i bimbi e l'altro che lavora,
riorganizzare la settimana e rendere produttivo il tempo a mia disposizione ha voluto dire prendere il coraggio a due mani.

Ho preso il coraggio di fare tutto quello per cui mi lamentavo di non avere il tempo.
Sembra strano?
A volte basta poco, basta una scusa, per prendere il là e trovare mille e una giustificazioni per non buttarsi davvero in ciò che si vuole.
Così, il piccolo mammone, il grande che ha deciso che è abbastanza grande per non fare più riposino durante il giorno, le mensole da spolverare e il pane che mi ostino a voler sempre fare in casa, erano diventate i miei diversivi per non mettere mano e testa in alcuni progetti a cui pensav da tanto.
Non va ancora tutto come dovrebbe, ma ci sto lavorando.

Ho anche ripreso a guidare: un altro, grande, atto di coraggio, per me.
Negli ultimi anni, complice la vita in città, avevo passato pochissimo tempo al volante, fino ad arrivare a prediligere sempre sedile di fianco (o dietro, a seconda delle esigenze dei bimbi), magari con un libro, i colori o i ferri in mano.

Da qualche tempo, invece, le mie ore da sola con i bimbi stanno cambiando tema e meta.
Sono piccoli viaggetti esplorativi, quelli che ci concediamo; sono una boccata d'aria diversa. Non hanno niente a che vedere con la gioia di fare la solita passeggiata a salutare le galline e le pecore del vicino prima di infangarci nelle pozzanghere della stradina sotto casa. Ma sono una gita, una distrazione, un altro contesto su cui fantasticare, immaginando vecchie signore che abitano torri chiuse, giocando a chi  riesce a seguire il nascondino degli uccelli tre le finestre e le grondaie delle vie dei paesi, fermandoci per una tappa al parco.






Mi sono scoperta a sorridere guardando i cartelli stradali. 
Vivere in campagna, a volte, ti fa sentire fuori dal mondo, nel bel mezzo di niente. 
Però è un niente bellissimo, tutto da costruire, e da viaggiare.


Per camminare insieme

Per crescere insieme





8 commenti:

  1. E' un niente da riempire... e che emozione sapere di poterlo fare.
    E' la stessa sensazoine che provo io quando partiamo per le nostre vacanze in collina. Un mese di niente tutto per me!!!

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  2. Ciao cara Ylenia grazie per aver condiviso questo stralcio della tua vita, non è mai semplice mettere nero su bianco ma tu ci riesci in maniera così delicata eppure così profonda. Mi hai innescato una serie di riflessioni che sono in bozza nel mio blog, magari appena riordino le idee mi piacerebbe scrivere qualcosa sul coraggio, "tema" con cui mi confronto spesso nell'ultimo periodo.
    Ti auguro una serata felice e calorosa.

    P.S.: abito in periferia con molto verde attorno....ti capisco... è un niente bellissimo! Molto più bello della città, dove puoi comunque andare per qualche ora ma poi a cuor felice si torna a casa <3
    Un abbraccio
    Lena

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    1. e' un tema difficile da descrivere e molto profondo per essere facile da condividere, ma fa un gran bene riuscire a leggere, poi, le parole sistemate in fila, sullo schermo o sulle pagine di un diario cartaceo. questo scambio di spunti e riflessioni che i nostri blog ci danno la possibilità di fare è preziosissimo. ti abbraccio!

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  3. Proprio ieri dicevo a mio marito di quanto avrei bisogno di una piccola gita nella natura... grazie per il verde delle tue foto!
    Quello del coraggio di fare ciò che si vorrebbe è un tema davvero "caldo" e dalle varie sfaccettature. A volte anch'io trovo delle scuse con me stessa per non fare le cose desiderate, altre volte mi imbottisco di "desideri del fare" che non sono tutti realizzabili ma poi aleggiano sempre in un mondo di fantasie... Poi con la meditazione tutto si acquieta.. per un po! :)
    Un abbraccio

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    1. è un impegno da prendere con se stessi, sembra assurdo, ma ci vuole un gran coraggio a fare ciò che si sente il bisogno di fare!

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  4. Da poco pensavo che qua in Sardegna non c'è mai nulla da fare (lavoro, eventi..). Si parlava con amici e si diceva che l'inverno qua è una stagione morta, più morta rispetto agli altri posti. Ci sentiamo fuori da mondo, confinati in quest'isola selvaggia e desolata con gran parte delle conoscenze emigrate chissà dove (io per prima non passavo l'inverno qua da quattro anni). Poi però, esce un raggio di sole, e tutti usciamo di casa col sorriso e corriamo in qualche posto verso il mare o in qualche sentiero di campagna, amando la nostra vita semplice, dimenticandoci le maledizioni del "non c'è mai nulla da fare!" e pensiamo che siamo fortunati a vivere in questo piccolo paradiso silenzioso e incontaminato dove l'umore è ancora influenzato dal sole e dove il mare e la natura ancora ti fanno emozionare :)

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  5. La cosa bella del niente Ylenia è che si può sempre riempire e farlo diventare "Il tutto " !! Tutto quel che hai , tutto ciò che desideri , tutto ciò che ami l'hai messo in quel "niente " che ora è parte di te. Un abbraccio fisso.

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