Con sensibilità. Ai confini delle regole.

Ogni fine settimana preparo la lezione di yoga che proporrò ai miei allievi la settimana successiva.
Spesso, tappetino steso davanti, quaderno vicino e penna in mano, le posizioni si disegnano da sé, secondo un ordine magicamente già chiaro nella mia testa, partendo da una frase ispirante che ho letto, da una sensazione su cui io per prima ho riflettuto tanto, o da una posizione che mi sembra importante in quel momento.
Altre volte, come è successo questa settimana, la costruzione della lezione è lenta; avviene per spunti che arrivano nei momenti più impensati, come regali offerti da un libro, dalla lezione di un collega o dal post di una scrittrice che mi piace.

E' partito tutto con una tecnica di respirazione che la mia maestra mi ha fatto riscoprire qualche giorno fa: la respirazione sottile.


Immaginate di avere un fiore, proprio sotto il naso.
Ogni volta che inspirate, l'aria entra in modo così delicato che potete assorbire ogni molecola di profumo che il fiore emana.
Ogni volta che espirate, l'aria esce in modo così curato che il fiore non soffre del soffio che gli fate arrivare, l'aria non sposta neanche un petalo, nemmeno una particella di polline.


Mentre mi immergevo in questo respiro, mi sono sentita catapultata in un paesaggio splendido: mi sono
sentita io, ma anche tutta la natura che stavo rispettando, così immensamente. Mi sono vista in un bosco, visitatrice e parte integrante di un ecosistema di cui potevo assorbire tutta l'energia.

Qualche giorno dopo ho letto un articolo, che parla di perdono, alla fine, di ascolto e di empatia, di rispetto. E ho letto le sue ultime riflessioni, che chiedono uno yoga più dolce, più lento, più capace di assecondare e, infine, sollevare.
E, solo allora, ho capito.

C'è uno yoga in cui si impara la Presenza, la piena consapevolezza; in cui il respiro è il sonoro Ujay Pranayama e gli asana sono uno schema flessibile che ha qualcosa da insegnarci.
E poi c'è lo yoga della sensibilità che va oltre le regole della disciplina classica, e insegna la leggerezza, il piacere di godersi un momento tranquillo, in cui farsi cullare e immergersi in quella fuorviante e peritura quotidianità che siamo noi, che è la nostra croce e la nostra delizia.

Quello yoga va decisamente al confine delle regole e prova costantemente a smussarle.
E' come il respiro leggero, che non da fastidio al fiore.
E' quello in cui non c'è nessun centro, ma il profondo sentire tutto il resto.




Per camminare insieme

Per crescere insieme

4 commenti:

  1. E' bellissima l'immagine del fiore che non si scompone perchè il respiro è lieve e rispettoso.
    Lo yoga della dolcezza è una conquista preziosa.
    Grazie Ylenia per questa bella riflessione.

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  2. Ho risposto al tuo commento da me con immensa gratitudine.
    Adoro venire qui a leggerti, mi fermo un attimo e provo le posizioni.
    Respiro lentamente e mi ripropongo, ogni volta, di essere costante con lo yoga.
    Grazie per questi tuoi preziosi post, sorella d'anima.
    Un abbraccio
    Lena

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