Sulla via per la felicità: vivere nel flusso, vivere giocando_2

Giocare a soddisfare i propri bisogni è un modo semplice per vivere in armonia?


“La grande scoperta è che non abbiamo niente da dare a nessuno, in nessun posto. Tutto quello che siamo designati a fare è ricevere. Le nostre mani sono levate vuote, non cariche di doni per i meno fortunati. Io sono un ricettore, un percettore, non un produttore con abbondanza da distribuire. Io non ho niente da dare, piuttosto, ho precisi e specifici bisogni in ogni situazione. Negare noi stessi non ha senso e agire per noi stessi è follia, perché così tentiamo di direzionare il nostro stato lungo le volitive linee della logica o/o. La nostra intenzione deve immediatamente incontrare quella degli altri, ognuno impegnato a far fluire le cose secondo la sua strada e a farci agire in modo da aderire ai piani previsti da essa. No, io non porto niente con me se non la mia abilità a rispondere alle necessità della situazione. Rispondere ai bisogni significa semplicemente aprirsi, dire sì all’intento interiore, senza provare a capire, e poi agire come abbiamo pensato. Io non sono il produttore, sono solamente il ricettore, e tutto quello che posso fare è giocare. E per il mio giocare, all’esterno e in superficie, il lavoro nel profondo può aver luogo. Così, tutto quello che io gioco, tutto quello che io pongo in essere col mio gioco è che il lavoro interiore sta accadendo, anche se io non posso sapere in anticipo quando o in quale modo si rivelerà. Gioco seguendo le mie inclinazioni e scopro, per mia delizia e con sorpresa continua che il mondo là fuori si lega al mio desiderio. E qual è il mio desiderio?  Che risponda ai bisogni di questa situazione, che quei bisogni siano incontrati. Non devo provare ad immaginarmi le scelte corrette tra miriadi di scelte possibili, devo solo dire sì alle mie intenzioni. Poi le giuste parole e azioni mi sono date. Dio lavora, l’uomo gioca.”
Citazione tratta da "Magical child" di Joseph Chilton Pearce.

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