Il mare sprofondava malinconico nel cielo, si preparavano i colori.


Vietri sul mare

Il cielo sprofondava malinconico nel mare, era tutto confuso in quel grigio che sembra guardarti dentro e riflettere come stai. Una tabula rasa in cui specchiarsi, nuvole e increspature dell'acqua a creare un diversivo bianco su cui distrarsi. Il mare d'inverno è così: ruvido e scontroso. Non si fa problemi a mostrare la sua faccia distante, quella che d'estate è ammansita dal caldo, dalla luce, dai giochi.  Per sostenere il mare d'inverno ci vuole forza, altrimenti ti risucchia nella sua attesa molle. Io che sento la malinconia sempre alle porte faccio fatica a reggere il suo sguardo, mi lascio attraversare dal suo azzurro grigiastro, mi confondo con il paesaggio.

Sabato ci siamo immersi nel tempo stanco e dilatato della costiera amalfitana.
Le case in ristrutturazione, gli abitanti che si riappropriano delle loro vie, dei loro passi, in pausa tra un'estate e l'altra, a godersi il silenzio rotto solo da qualche turista che si affaccia a sentire l'odore dell'inverno tra la salsedine e i limoni.
Vietri sul mare è stata un rimescolarsi di emozioni. Che strano vedere l'altra faccia di un posto che conoscevo solo in veste estiva, sempre in movimento, sempre colorato. Un pescatore solitario, una coppia che tiene impegnato il ristorante sulla riva in un pranzo striato di romanticismo e calma, i gabbiani da rincorrere.


La spiaggia è vuota, d'inverno, si può persino azzardare un pranzo improvvisato sul molo, per ascoltare il silenzio, per assaporare la pausa stagionale dal vociare dei vacanzieri.


D'inverno si può anche afferrare Amalfi con le mani e metterla sotto sopra. Coglierla alla sprovvista, spogliata dal fermento estivo, impreparata e disposta a lasciarsi scoprire al di là della via principale, al di là dei bar e dei ristoranti che richiamano l'attenzione, al di là dei souvenir. Si può scoprire un mondo, dietro al suo fantastico duomo.



Un universo di gallerie immacolate scavate nella roccia, che ti fanno partire quasi senza speranze, buie e piene di scalini.


Poi ti premiano, per aver dato loro fiducia. Ti regalano degli scorci imprevedibili, ti incitano ad andare avanti.


Per farsi da parte, e rivelarti il segreto che stavano custodendo solo per fartelo assaporare meglio, una volta arrivato in cima.


Sabato il cielo sprofondava malinconico nel mare, ed io come lui mi sono lasciata trasportare nel limbo dell'attesa pensierosa.
Non sapevo che, nel frattempo, si preparavano i colori.

Scampia, sede dell'associazione Gridas.

Domenica era giorno di festa grande, poco distante da quel mare così poco incline ai colori. Domenica, a Scampia, il tempo era scandito dai tamburi, lo spazio era creato dalle trombe, i contorni erano definiti dai sorrisi dei corpi che ballavano e avanzavano in parata. Carnevale!

Scampia, sede dell'associazione Gridas.

E Scampia aveva tutta l'aria di saperlo, come si fa a tirar fuori i colori dal grigio.

Scampia, sede dell'associazione Gridas.

Cosa significa cambiare l'ordine e, per un giorno, ottenere un risultato un po' diverso.



Il mare sprofonda malinconico nel cielo, ma i colori ci sono, e saltano fuori quando meno te l'aspetti.


Questa terra campana, così bella e così martoriata, non smetterà mai di conquistarmi. La sua aria di donna affascinante e stanca, appoggiata tra acqua, monti e lava, in attesa, molle e malinconica come il mare d'inverno.

Grazie per aver letto questo post.
Se ti ha fatto piacere fermarti qui, prenditi ancora qualche minuto 
per dire "mi piace" su facebook.



2 commenti:

  1. grazie stima. Tengo molto a questi posti, a queste persone. sono contenta che facciamo parte del viaggio emotivo.

    RispondiElimina