Meditazione dell'onda: farsi travolgere e ridere


Argentiera, Sassari.

Ecco, è arrivato il grande giorno. Il primo anniversario. E' un giorno importante, la cesoia tra passato e futuro, quel presente che ti cambia la vita. Un po' lo temevo e un po' lo aspettavo, per vedere chi sarei stata, oggi, e dove. Per guardare indietro e decidere quali voci smentire e quali confermare, come si fa a fine anno con l'oroscopo dei mesi passati.
Certo, di cose ne sono cambiate. Oggi sono al sicuro, nel mio nido, se mi affaccio vedo la faccia assorta della signora di fronte. Un anno fa vedevo uno schiera di medici che cercavano di farmi coraggio da dietro il vetro di una terapia intensiva, sentivo un freddo dentro che non saprei descrivere, guardavo la faccia dell'anestesista e mi appigliavo alla sua umanità per togliermi un po' di dolore.
Questa e tante altre cose, oggi, sono diverse. Alcune no. Rido. Non perché voglia fare la spavalda o non capisca di aver rischiato la morte. Ma perché in quei momenti ringrazi gli dei di aver inventato la risata, che altrimenti non ti resterebbe nulla da fare. E mi sento travolta: presa, sbattuta e ributtata nel mucchio come fa il mare con l'acqua.
Si può essere complici della vita anche quando sembra che ci governi senza ritegno, senza renderci partecipi di quello che ci piazzerà davanti?
Si può provare ad allenarsi, misurandosi con la sensazione di essere presenti anche dopo aver lasciato il timone.

Uno dei miei modi preferiti è la meditazione dell'onda. Partendo dalla percezione del proprio respiro, si prova a visualizzare il proprio diaframma, che si abbassa quando inspiriamo e si rialza quando espiriamo. Immaginandolo come un onda che pian piano investe tutto il corpo, riempiendolo e svuotandolo, lasciandolo sempre più complice e abbandonato al ritmo del respiro.
Questa meditazione dà sollievo in tutti i casi in cui sentiamo di perdere il controllo e non siamo pronti a farlo, o non sappiamo come iniziare ad abbandonarci allo scorrere degli eventi. E' utilissima anche durante la gravidanza, per prepararsi al parto, al cedere con l'aiuto del proprio respiro.
Qui trovate quella che secondo me è una colonna sonora perfetta per creare i confini, lo spazio e il tempo in cui immergersi nel proprio respiro.
Io sperimento spesso questa meditazione, per far fronte ai ricordi, quando sento che sto cercando di controllare troppo invece di mollare la presa, per tenere in mente che lasciarsi travolgere, come ridere, a volte è inevitabile. E saggio.

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3 commenti:

  1. ...gli anniversari, i nostri personali capodanno, fanno parte di quello che siamo ora.

    ...non ti ho mai chiesto cosa esattamente ti è successo un anno fa Ylenia, ma ammiro la tua personale rinascita.
    sono qui, quando vorrai raccontarmelo.

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    1. e lo farò, prima o poi, quando sarò riuscita a dargli una forma. non sai quanto mi ha fatto bene leggere questo tuo commento.

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    2. lo spero, ne sono felice ylenia, a me le parole fanno bene.
      quando vuoi, anche via mail, ci sono.

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