Lettera dal Nepal: Mattino. Un nuovo inizio consapevole.

[a cura di Elisa Maran]



Lei: "Parto per il Nepal, per un annetto."
Io: "E' una bellissima notizia! Ma mi mancherai, mi ero abituata ad averti in Italia, vicina abbastanza per una telefonata e un saluto ogni tanto."
Lei: "E' un progetto nuovo, dovrò avviare i contatti con le istituzioni, lavorare con le donne."
Io: "Vorrei tanto che tu scrivessi sul mio blog qualche stralcio di vita in quel mondo così diverso. Vorrei che mi raccontassi, che mi facessi respirare un po' di quell'aria profumata e intensa a cui ci si assuefà in fretta, che dessi voce a quello che fai."
Lei: "Ecco amica, fanne ciò che vuoi:

Mattino.
  Mi sveglia l’alba e il pianti dei bambini che si mescolano al salutare disordinato delle persone, gli sputi, i campanelli delle pesanti biciclette indiane, cani color sabbia che mendicano davanti ai banchetti dei macellai, il rumore metallico di donne e bambine che pompano l’acqua, i fischi delle pentole a pressione. Mi perdo in queste piccole scene prima ancora di aprire gli occhi, le ricordo.
Tornare in Nepal dopo quasi tre anni, tornare per viverci per un po’, è come cercare di camminare in incognita nel giardino di casa. Mi muovo lenta sperando di passare inosservata, sorridendo a tutti incondizionatamente.
Per un anno lavorerò per un associazione non governativa che si occupa di monitorare il processo di pacificazione del paese, proteggere i suoi attivisti e denunciare violazioni dei diritti umani. Per ora però vivo con una famiglia di nepalesi e studio la lingua. La loro casa è nel cuore della vecchia Kathmandu e mentre mi perdo e mi ritrovo tra le strade traccio mappe mentali della città che uniscono tra loro i templi come costellazioni.


  I templi, che mescolano architettura ed iconografia Induista e Buddista, sono i centri pulsanti dei quartieri, nelle piccole piazze di mattoni e pietra in cui le comunità si incontrano, le donne si lavano ed asciugano i capelli, parlano. Dove gli uomini giocano a carte e i bimbi mocciosi ed impolverati giocano a biglie, si rincorrono e mi spiano in questo preciso momento, mentre scrivo. Gioco a barattare parole nepali con parole inglesi con ragazzini coi capelli all’ultima moda e le scarpe distrutte. Mero sathi namaste! Hi my friend!


  Se quartieri di Kathmandu fossero corpi a sé stanti queste piccole piazze sarebbero i loro chakra del cuore. Case alte e strette si incastrano tra loro e proteggono le piazze, come a proteggerne i segreti e l’intimità condivisa. Le case crescono l’una sull’ altra come se una mano invisibile stesse giocando un’ enorme partita a scacchi, sempre pronta ad infilare qua e la un nuovo palazzo alto e stretto come un alfiere nel poco spazio rimasto. Così i tetti si sfiorano.

  Le donne appena sveglie si arrampicano sui tetti di mattoni e lamiere per seccarvi le verdure, mescolare i chicchi di riso e staccare dai vasi di fiori, petali viola, piccole rose rosa, marigold gialle e rametti di tulsi, una piantina sacra a Shiva usata per benedirsi e benedire. Da sole in piedi sui tetti le donne accendono incensi e candele ad olio alla dea; le offrono fiori, acqua e riso, le colorano la testa con tocchi rossi e giallo zafferano, offrono preghiere ai quattro punti cardinali per benedire il proprio corpo e la propria casa. Mi viene da ridere se immagino queste piccole statue di pietra sbadigliare pigre ogni mattina e bisbigliare tra loro mentre aspettano doccia e colazione!
La colazione della gente invece è l’immutabile piatto do Dalbath (riso, lenticchie e verdure) sicuro come il fatto che sorge il sole! Uomini e bambini si riempiono le pance e si leccano le dita mentre le donne aspettano pazienti il loro turno…
Poi tutti iniziano le loro tranquille e rumorose vite da piccioni, la gente si muove ciabattando arrampicata sui tetti o per strada, negli angoli sporchi ed umidi, tra polvere ed immondizia così come negli angoli di sole.
  
  Ho voglia di raccontare le sfide sociali e quotidiane del Paese, per due settimane ancora però lascio il lavoro ad aspettare, non penso troppo ai processi di democratizzazione e galleggio in questa dolce e fatalista decadenza.
I galli di città cantano sopra ai tetti, legati per una zampa. Una bimba si avvicina e inizia a pettinarmi i capelli con le dita canticchiando una canzone d’amore (maya).

  Provo a fermare questo momento per conoscerci un po’, perché sia un buon giorno ed un buon anno condiviso. Si perché qui è appena iniziato il 2069, capodanno nazionale, e vivere in un Paese in cui si festeggiano almeno quattro capodanni all’anno (quello Nepalese, Newari, Tibetano e occidentale) è un bel modo per ricordarsi che un nuovo inizio consapevole si nasconde ovunque abbiamo la fantasia per cercarlo, quattro volte l’anno o in ogni mattina. 



Per stare in contatto, per continuare insieme questo viaggio di racconto e ricerca,
puoi unirti su facebook o ricevere gli aggiornamenti per e-mail iscrivendoti qui a lato.

12 commenti:

  1. Grazie d'aver condiviso il tesoro d'uno scrigno così prezioso!!!
    Benedizioni alla tua amica e al mondo intero!
    un abbraccio, cara! :)
    Silvia

    RispondiElimina
  2. I bridivi di gioia. La bellezza di un'anima, tante anime. Un ponte umano. Grazie per questa splendida condivisione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È un pó quello che fai anche tu con il tuo blog. Grazie di esserti fermata a leggere e scrivere!

      Elimina
  3. Solo: grazie. Grazie davvero per questa condivisione così intensa.
    Ylenia posso chiederti una cortesia? Vorrei leggessi questo post http://ilmondodici.blogspot.it/2012/09/perche-non-usare-parole-di-verifica.html e prendessi inconsiderazione l'idea di rimuovere il capcha. Grazie!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. vedo ora il tuo commento da me: se hai provato a toglierli, sappi che ci sono ancora! Se hai bisogno di supporto tecnico chiedimi! baci

      Elimina
    2. Grazie Ci! A purtroppo questo blog soffre un pó della mia assenza. È ora di rimettermi in riga!

      Elimina
  4. Risposte
    1. Sì, è vero. Un racconto speciale di una persona speciale!

      Elimina
  5. Risposte
    1. Sono qui, dolce Anna. Troppo in felice balia della nuova casa e vita diversa per trovare il tempo di raccogliere le idee e scrivere, anche se il blog e voi mi mancate tanto. Ci sono e ti sono vicina, anche oggi, in questo giorno così importante. Mando un sorriso a te e alle due anime che ospiterai. Ti abbraccio!

      Elimina
    2. mi basta sapere che sei felice.
      ti ho letta subito quando hai risposto, ma gli eventi ultimi mi hanno travolto da un punto di vista emozionale, e così...
      grazie per le tue parole..

      buona vita

      Elimina