Prajnaparamitha: la nostra matrice pura.


Prajnaparamitha: la matrice pura e perfetta di ogni cosa, che ognuno di noi condivide col mondo.
Non conosco molto bene la filosofia buddhista, ma quando ho incontrato questo termine ho sentito che era una delle tante cose su cui ho tanto bisogno di meditare, a cui ho bisogno di dedicare un pò della mia pratica, in cui devo semplicemente stare.
Avevo le fotografie pronte da un po', le pubblico ora, qualche tempo dopo aver ideato questa lezione per me e per i miei allievi.
Quello di prajnaparamitha è un concetto vastissimo, che ho trovato declinato in tante interpretazioni diverse.
Quella che ho sentito più mia è forse la più intima, che guarda dritto alla persona e dà uno spunto in più: prajnaparamitha è la matrice non concettuale alla base di ogni cosa. Per questo è pura, per questo è di tutti: ogni cosa, ognuno di noi è un essere puro e vero.
Questa lezione, questa pratica e meditazione insieme, è il mio modo per invitare me stessa e chi mi segue a dedicarsi per un momento al grande quesito: qual è la mia matrice, da dove parto, in che modo posso avvicinarmi il più possibile alla forma più pura che sono?

La pratica può iniziare con savasana, distesi sulla schiena, oppure con la posizione mostrata nella foto di apertura, in cui le mani sono in

Bhumi sparsha mudra:
un mudra che viene dalla pratica buddhista, in cui la mano che tocca la terra indica il nostro diritto di occupare il suolo in cui ci troviamo e quella alzata indica il legame col tutto, l'aspirazione alla crescita.
La mano verso terra assolve il compito del nostro primo cakra, energeticamente collegato al primo diritto che da neonati ci troviamo ad affermare: quello di esserci.
La mano alzata è una sorta di antenna, il progresso del nostro percorso, la ricerca di un legame con gli altri e la natura.

 Asana per il meridiano del cuore:


Inspirando si torna con il busto dritto, espirando ci si rivolge verso la gamba distesa, alternando destra e sinistra.
Questa pratica non poteva non partire con un movimento che sintonizzasse con il cuore, che permettesse di rilassare la zona dorsale e i polmoni e aprire il petto. Come qualsiasi meditazione che prevede un viaggio profondo in ciò che siamo, c'è bisogno di sbloccare questa parte del corpo e far partire da lì il nostro fare e sentire.

Parivritta parshvakonasana:


un altro asana che chiede di organizzare fare e sentire dal cuore, una torsione che elimina il superfluo e scioglie le resistenze, articolari ed emotive.

 Utkatasana:


qui inizia la nostra meditazione. Con il cuore libero e i piedi ben piantati: dalla terra al cielo, siamo un asse che segna il nostro percorso.

Utthita hasta padangustasana:



proviamo a pensare che tutto può essere sovvertito, che dopo aver conosciuto la nostra stabilità possiamo metterla in gioco e... staccarci un po' da terra.

Virabhadrasana:



 è la posizione del guerriero, per inforderci coraggio. 
La posizione in cui sono sistemate le mani durante l'esecuzione dell'asana è il mudra del sè interiore, che invita al raccoglimento, a lanciare uno sguardo verso la luce che abbiamo dentro.

Prasarita padottanasana:


è un'altra posizione che allena la forza muscolare. E' completa dal punto di vista energetico, perchè chiede stabilità sui piedi (primo cakra), forza addominale (secondo cakra), nel petto e nella schiena (quarto cakra) e stimola il quinto cakra se lo sguardo è rivolto verso l'alto.
Mi piace l'idea di sostare in questo asana qualche respiro in più, per sentirne tutti i benefici fisici e lasciare che facciano il loro corso sull'aspetto emotivo-mentale. E' una sorta di presa di responsabilità: siamo pronti ad assorbire gli effetti di che la pratica ci suggerisce.

Urmi asana:


Urmi è la dea che personifica la grande onda del mare. Ora è il momento di abbandonare i muscoli e iniziare a farci cullare, di osservare lo scorrere di ciò che abbiamo smosso, di accogliere ciò che abbiamo seminato.

Savasana:


è l'arrivo, il vuoto in cui tutto si assorbe, l'ascolto.
Siamo esseri fatti di luce pura e il nostro compito è alimentarla e seguirla.

Se possiamo concederci qualche minuto in più, possiamo dedicarci a nadi shodana pranayama:
dopo un respiro profondo
chiudiamo la narice sinistra
espiriamo dalla narice destra per poi inspirare dalla stessa e infine chiuderla
espiriamo dalla narice sinistra per poi inspirare dalla stessa e chiuderla per tornare a destra, creando un ciclo continuo che terminerà con un'inspirazione a sinistra ed un'espirazione con tutte e due le narici.
Questa tecnica di pranayama ci consente di purificare a fondo le vie respiratorie e la mente: una sorta di pulizia generale per concludere la nostra pratica.

Mi scuso per la pessima qualità delle foto, sono state scattate con pochissima luce!
Ho ancora qualche arretrato di fotografie scattate e mai pubblicate, ma tra un pò sarà inevitabile far vedere il pancione!

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2 commenti:

  1. cara...ti ho detto che ho iniziato un corso di kundalini che sto adorando...
    ti penso sempre, è grazie a te che ho avuto il coraggio di iniziare.

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  2. Anna… e non sai quanto be sia felice, anche a me capita ogni tanto di pensare a questa tua piccola conquista, soprattutto quando mi chiedo cosa ne voglio fare di questo blog…
    Spero che, dopo la mia gravidanza, ci vedremo a qualche mia lezione a roma o qui in umbria.
    Grazie per avermi scritto queste belle parole.

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