Questo post lo infilo nella sezione delle pagine "diario."
Sto iniziando a rassegnarmi rispetto alla direzione da dare a questo blog: a tratti diario, a tratti pagina in cui condividere spunti della mia professione, a volte bandiera delle mie piccole conquiste quotidiane (mia, personalissima, ma con un gran bisogno di essere esposta perchè io possa aver fiducia nella sua forza) e altre condivisione dello stupore che provo per quello che mi circonda, che sento di dover difendere e diffondere allo stesso tempo.
Questo post lo devo a me, alla mia tenacia e ai miei bimbi.
Un regalo di mia madre, la mia spacciatrice di stoffe di fiducia. Qualche minuto per pensarci sopra. Qualche giorno per trovare il tempo di mettermi all'opera. Un paio di pomeriggi per capire come mettere insieme le istruzioni del cartamodello e altrettanti per assemblare i pezzi di stoffa tagliati ed aggiungere l'elastico in vita.
Ma anche tanto di più: una storia vecchia di due anni.
Capita a volte che certe scene, certi incontri, certe persone si fissino nella memoria, facciano il giro dei pensieri, entrino a far parte di noi e diventino simboli di qualcosa che abbiamo bisogno di capire o, almeno, conoscere.
Una gonna come questa l'ho vista addosso ad una ragazza col pancione, due anni fa.
Io, neo mamma: sfatta e delusa, felice solo di poter guardare il mio bambino muoversi nella fascia in cui lo infilavo non appena lo staccavo dalle mie braccia.
Lei, incinta: mi era sembrata bellissima e spensierata, a pochi giorni dal parto.
Tutte e due nella sala d'aspetto dell'ospedale, per qualche controllo.
Per due anni mi sono trovata spesso a pensare a lei, a quel niente più che un'immagine, una mia proiezione di come avrei voluto essere io e di quanto, invece, a me era andata diversamente.
E quella gonna, pian piano, covata nella mia fantasia, è diventata il riassunto di tutto.
Eh sì, per fortuna sono abbastanza sognatrice da racchiudere in qualche colore e un paio di stoffe una buona dose di sofferenza e due anni di tempo per superare il colpo.
In qualche modo, lo dovevo fare. Cucire questa gonna è stato una sorta di rito, come ce ne sono tanti, di inventati, nel mio quotidiano.
Ci ho messo più tempo del previsto per confezionarla, ma forse è stato il tempo giusto per dar un taglio a questi anni passati a rimuginare.
Quando l'ho indossata ho sentito di esserci arrivata, al momento in cui l'immagine di quella ragazza (povera lei, sapesse quello che ha scatenato!) si è finalmente allontanata.
Non ho più bisogno di crucciarmi sul: "Come sarebbe stato se..."
Ci sono, nel mio presente, nel mio "Se.."
E ho la mia gonna e il mio sorriso a testimoniarlo.
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che bella gonna!Brava!Mi piace come ti racconti.La tua creazione è stata accompagnata da un percorso personale...è molto più di una gonna :D
RispondiEliminaÈ vero, a volte una semplice cosa ci serve a segnare il confine di una storia. Scrivere qui, poi, è un modo per realizzare i miei passi. E che qualcuno legga e partecipi è altrettanto importante! Grazie!
Eliminasei solare nella tua "gonna"...bellissima immagine.
RispondiEliminagrazie Anna cara, lo prendo come un augurio speciale!
EliminaE' bellissima la tua gonna e mi ha ricordato molto la pittrice messicana Frida Kahlo che per me è un vero modello di donna! http://thekidcollective.com/wp-content/uploads/2011/05/spring_frida-kahlo.jpg
RispondiEliminaE' vero, a volte certi vestiti, con i loro colori e tessuti, fanno magie! Sei bellissima, radiosa e luminosa!!
che onore! anche a me frida kahlo piace molto e spesso, nei momenti di "down", ho pensato a lei per trovare la forza...
EliminaCarissima!!!Quante volte ci ritroviamo in quel che leggiamo!!!
RispondiEliminaHo solo una cosa da dirti, oltre al fatto che la gonna è meravigliosa:
ti voglio un gran bene!!!
Ti abbraccio forte!!! :)
Infinite benedizioni a te e alla tua energia di madre e donna!
Silvia
sono sempre felice di riceverle, le tue benedizioni: ho un enorme rispetto per il percorso che stai facendo e sono onorata di farne parte, in qualche strambo modo, come questo del viverci attraverso i nostri blog!
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