L'isola delle storie

Ero partita controvoglia, proprio quando mi sembrava di essere lì lì per iniziare a costruire un buon dialogo con la nostra terra, dopo la festa della preparazione delle conserve, mentre stavamo zappando e spargendo letame sull'orto per i prossimi mesi, quando ero così immersa in tutto quello che stavamo facendo e costruendo che la sola idea di partire mi metteva di malumore.
Però ormai l'impegno l'avevamo preso e avevamo tutti bisogno di una vacanza come non facevamo da un po.'

Poi, questi giorni passati lontano da casa sono riusciti a stupirmi. Sono stati un groviglio di storie, conquiste e aneddoti.

Ci sono state le nostre storie, quelle che renderanno indimenticabili i giorni passati qui:
la storia della prima vacanza in quattro e del primo mare di Fado










































la storia della mia prima immersione con maschera e boccaglio e della prima nuotata di Ladù con i braccioli









































la storia delle camminate sugli scogli a raccogliere l'aglio selvatico e delle passeggiate inebrianti tra il lentischio e l'artemisia








































la storia delle ore passate a cercare siti archeologici mal segnalati e quella dell'unico sito trovato quando ormai diluviava










































la storia dei divertimenti da scoprire, della pace da assaporare, della bellezza da ammirare.







E poi ci sono state le storie arrivate dagli altri, dagli incontri con le persone del posto, che non ho fotografato, un po' per rispetto e un po' per timidezza. Sono storie che mi hanno affascinata e fatta sentire a casa, che mi hanno fatto scoprire come quello che mi piace può essere declinato in infiniti modi, raccontato con un altro accento e da qualcun altro, ma rimanere sempre piacevole, interessante, proprio quello in cui voglio stare, ancora e ancora.

Abbiamo passato del tempo con Gigi, che ha recuperato la terra rimasta abbandonata dopo la morte del padre e le ha dato il nome che ha forgiato in un'insegna da appendere sul cancello d'ingresso. Lo abbiamo riempito di domande e abbiamo visitato il suo orto, curatissimo.

Abbiamo conosciuto Velella, un pozzo di sapere sulle erbe spontanee della sua terra e sulle ricette della sua regione. Ho cercato di non perdermi nemmeno una parola, di memorizzare tutto e spero di ricordarmi ogni singola cosa che ha voluto regalarci, come il consiglio di provare ad assaggiare le mandorle a inizio primavera, quando non sono ancora mature, il mallo è morbido e l'interno ha il sapore del latte.

Siamo stati a casa di una famiglia di pastori che, dopo aver girato il mondo per anni, si è ritirata sulle colline ad allevare pecore e galline. Abbiamo assaggiato il loro vino, scucito qualche consiglio su come coltivare la vite, fatto domande sugli animali e ascoltato storie sul loro passato.

E abbiamo incontrato nonna Pietrina, gli occhi vecchi come il mondo e infinite storie infilate tra le rughe.
Ci ha raccontato della sorella, che era una poetessa, bellissima, sulla cui tomba i figli hanno voluto scrivere solo un commovente: "Mama e cantadora."
Ci ha raccontato di aver allevato conigli, mucche e pecore e di aver fatto il formaggio per tutta la vita. Ci ha spiegato come si prepara la "peretta," una sorta di formaggio fermentato, buonissimo.
Ci ha raccontato di quella volta in cui uno dei figli si è gravemente ustionato e tutto il paese faceva a turno per portarlo dalla curandera di qualche paese più in là, che preparava il macerato di un'erba segreta capace di far guarire anche le ustioni peggiori senza lasciare segni. Era una sorta di maga, che non ha voluto rivelare il suo segreto nemmeno alle case farmaceutiche che l'anno adulata e che non ha mai chiesto un soldo per i trattamenti che faceva.

I giorni sono passati, tra acqua cristallina, alberi forgiati dal vento e paesaggi ruvidi.
Abbiamo assorbito tutto, tutto quello che abbiamo potuto.
E adesso, finalmente, siamo pronti.
Si comincia, questa volta sul serio, con l'imperativo di credere fortemente in quello che vogliamo.
Adesso ho tutta la mia vita in cui immergermi, e inizio da qui, da queste scale che portano a casa, dal disordine del post vacanza, dai sogni che ho espresso davanti al mare e sotto le stelle ben fissi in testa.







































Il tempo della crisalide è il cammino, l'ascolto, l'intuizione, la scoperta.
Inspiro. Espiro. 
Partiamo?
Torniamo all'origine, vera, semplice, completa.
Inspiro.
Espiro.
Partiamo.

4 commenti:

  1. Belle foto!!! e che carini i tuoi bimbi *.*
    Buona giornata!
    Phoenix

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  2. Grazie... di aver condiviso tutto!!!
    Un abbraccio di Luce, cara!!! Ti voglio bene!!!
    Silvia

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