Il sublime asana imperfetto

"Non esiste l'asana perfetto.
Non esiste un asana uguale per tutti.
L'asana costruito sul modello di qualcun'altro è finto, e non è yoga.
E poi… per tutti noi è speciale, quando inizia la lezione, vedere corpi che parlano, forme che raccontano di emozioni, persone in cui possiamo leggere. Ognuno porta la propria storia, a lezione."

A volte basta un pomeriggio, papà e bimbi che mi accompagnano, dolci come sempre, e mi aspettano fuori e un seminario domenicale alla mia scuola di yoga. A volte basta questo, per sentire che sono sulla strada giusta. Bastano le parole di uno dei miei maestri, basta il confronto con allievi vecchi e nuovi. Basta poco. Ed è luce. Ed è entusiasmo.

L'asana imperfetto è ciò che di più vero possiamo concederci, è un'apertura a noi stessi.
L'asana imperfetto non è scorretto, questo no. Le ossa sono allineate, i muscoli lavorano nel modo migliore, ma non c'è una forma prefissata. Non c'è: "Devo fare questo; devo arrivare lì; guardami: devi fare così."
L'asana imperfetto è il sublime specchio che ci dice a che punto stiamo nella vita, nel mondo.
In un attimo, con un colpo d'occhio, lascia capire quali sono le nostre debolezze e aspirazioni; rivela come ci siamo stancati e perché ci siamo innervositi.
L'asana imperfetto è il vero yoga: l'unione di anima e corpo, quell'unione che, a saperla rispettare, ci renderebbe esseri divini.

E i miei? I miei asana imperfetti?
Oh… sono tanti.
Ognuno che racconta una storia.

Navasana e ardha navasana
La posizione della nave, in tutte le sue varianti, è la mia battaglia personale di questo periodo.
Dopo due cesarei i miei addominali ci stanno mettendo parecchio a riprendersi. Non li sento più forti e ricettivi come prima e posizioni come questa, che non sono mai state difficili per me, adesso sono una sfida, un allenamento costante.
Navasana racconta la storia del ritorno a me stessa, da sola: senza pancione, solo io. Non la me mamma, la me come singolo individuo che si misura col corpo che cambia, ricambia, e cambia ancora.




Caturanga dandasana
Questa posizione, oltre che gli addominali, impegna molto anche le braccia, che sono sempre state il mio punto debole, a livello fisico.
Le forza nelle braccia è stata il lavoro di anni; ed è il lavoro da ripetere ogni volta che lascio passare anche brevi periodi senza praticare con regolarità
Caturanga dandasana racconta la storia della mia conquista di una forza che non avrei mai pensato di avere, e su cui ho ancora molto da lavorare.



Sirshasana
E' l'inversione, la visione sottosopra, lo sconvolgimento delle abitudini e degli schemi.
Non dimenticherò mai la prima volta che, come per magia, ho trovato il giusto allineamento della schiena e sentito le gambe allungarsi verso il cielo senza sforzo. Quello era un periodo di grandi cambiamenti: ero appena tornata dal viaggio in India, avevo deciso che volevo diventare istruttrice di yoga, stavo iniziando a capire dove mandare la mia vita.
Sirshana racconta la storia dei miei giorni passati ad avere il coraggio di rompere gli schemi, e quella di tutti i giorni in cui mi dovrò ancora impegnare in questa direzione. Infatti, la variante in appoggio sulle mani è ancora una meta da conquistare, per me. E questa impossibilità racconta la storia di tutte le paure che ancora ho, di tutte le sicurezze a cui ho ancora bisogno di stare attaccata.




Virabhadrasana III e Ardhachandrasana
Sono due posizioni che adoro. Le ho sempre amate, anche quando sudavo per tenerle anche solo un respiro. Raccontano la storia del mio bisogno di equilibrio e della mia difficoltà di mantenerlo. Sono asana che chiedono equilibrio e apertura insieme: sono un obiettivo meraviglioso da raggiungere e portare anche fuori dal tappetino. Però spesso non riesco a mantenerli in modo stabile a lungo. Certi giorni, in certi periodi, raccontano la storia dei miei disequilibri.



Ed è per questo che ho scelto lo yoga, o, come mi ha detto qualcuno di recente, lo yoga ha scelto me: per tutte le storie da raccontare, da riscrivere, da osservarmi addosso.

Il tempo della crisalide è il cammino, l'ascolto, l'intuizione, la scoperta.
Inspiro. Espiro. 
Partiamo?
Torniamo all'origine, vera, semplice, completa.
Inspiro.
Espiro.
Partiamo.

8 commenti:

  1. Grazie, questo post è bellissimo :-)
    Io che sono una perfezionista, ho bisogno dello yoga proprio per ammorbidirmi...ad esempio in questo momento fatico moltissimo nel tenere le posizioni di equilibrio come Virabhadrasana III e Ardhachandrasana, ma vedo che giorno dopo giorno riesco qualche secondo in più...appena le ho provate, qualche giorno fa, mi sono arrabbiata perché mi sembravano così elementari e mi sembrava strano non riuscirci...poi ho capito che avevo bisogno di tempo e di allenamento :-)
    Ti devo ringraziare perché lo yoga in questi giorni è un regalo splendido per me e mi sta portando tantissima fermezza e gioia!!

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    1. anche io sono una perfezionista, e mi arrabbio e non mi piace non riuscire a far bene le cose. lo yoga mi ha insegnato tanto, e chissà quanto altro ancora mi aspetta...

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  2. Mi piace molto l'idea dell'asana imperfetta, del prendere coscienza dei propri limiti, non necessariamente per oltrepassarli, magari per accettarli, o per osservare miglioramenti e peggioramenti spontanei.
    Ricordo ancora con dispiacere una lezione di prova a cui avevo partecipato, dove l'insegnante si è alzato ed è venuto a correggermi tirandomi le spalle da dietro (e senza preavviso)... sono fuggita da quel centro, non fa per me una forzatura del genere..

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    1. in effetti è sempre difficile trovare la mediazione tra segnalare errori che potrebbero far male agli allievi e lasciar loro sperimentare il loro corpo e la posizione. è un problema, ma è anche il bello dell'insegnamento: ascoltare, entrare in empatia, scoprire e mettere in pratica strumenti sempre nuovi.

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  3. Ieri una mia allieva mi ha detto:" Ma tu in uttanasana le gambe non le pieghi!".
    Le ho risposto: "Che cosa ti dicono le tue gambe?" - "Che hanno bisogno di piegarsi".
    " Benissimo, quella posizione è il tuo uttanasana, adesso. Magari tra un mese non sarà più così e tra un anno sarà ancora diverso".
    Ascoltarsi, ascoltarsi, ascoltarsi. Non mi stancherò mai di ripeterlo.
    L'asana imperfetto è perfetto!
    Un abbraccio
    P.S. Shirshasana per me è ancora molto lontano, fisicamente ma soprattutto mentalmente.

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    1. e non è bellissimo, sapere quanti territori abbiamo da esplorare, e avere degli strumenti che fanno da specchio reale del nostro cammino nel mondo? ti abbraccio!

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  4. ora capisco quello che mi dicevi sulle asana che tenevo io e che per me erano imperfette.
    La mia imperfezione che migliora, lo fa con la mia guarigione.

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    1. è un'osservazione diretta e costante. ma non necessariamente la guarigione arriverà quando migliori. magari guarirai senza migliorare, ma in quell'asana imperfetta, ti sentirai molto meglio di quanto ti senti adesso.

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