Nella pace delle prime luci

Di quanto mi piace l'atmosfera che si respira al mattino ho scritto spesso: ho raccontato delle mie sveglie all'alba durante l'estate, delle mie passeggiate alle sei del mattino con i bimbi e del mio yoga solitario prima che tutti si alzino.
Negli ultimi tempi mi sono scoperta amare anche le levatacce invernali, quando la nebbia riempie l'aria e il freddo gela le mani e il naso. Non l'avrei mai detto; sono sempre stata una gran freddolosa e l'inverno è sempre stato ostico, per me.
Adesso, però, complici la galline da far uscire dal ricovero notturno, e gli animali a cui dar la colazione, mi ritrovo a sgusciare fuori dalla porta quando ancora il silenzio regna tutt'attorno, la brina ricopre l'erba e le foglie e il sole sta iniziando a spuntare dal monte che segna il nostro est.
Quel freddo pungente che penetra nelle narici e mi taglia le mani non mi da più fastidio e l'aria frizzante che pizzica le gambe mi fa venir voglia di muovermi e di seguire la nostra cagnolina Nebbia nella sua corsa mattutina su e giù per il campo.
Nella pace delle prime luci del giorno faccio programmi per la giornata che molto probabilmente non rispetterò; in quel silenzio mi ricarico di vuoto prima delle ore piene dei rumori amati che mi aspettano; in quel frangente mi godo la solitudine che non ho mai, neanche per un minuto durante il giorno (e la notte).

Nonostante il tempo sia poco, questa mia pausa è piena di gesti rituali, che ripeto uguali ogni mattina. Apro la porta ai gatti, che si fiondano sulle loro ciotole.
Scendo le scale chiamando le galline che sono già sveglie da un po' e si lamentano di non poter uscire dal pollaio, per poi vederle svolazzare alla ricerca del chicchi di mais che ormai si aspettano di veder volare a terra ogni volta che mi avvicino.
Faccio qualche carezza a Nebbia prima di vederla correre fuori dalla cuccia.
E poi cammino, guardo il mattino nascere, annuso il freddo dell'inverno che sta arrivando.
A volte mi capita di sentire il rumore lontano di una finestra che si apre e di vedere le facce dei miei uomini che mi salutano, appena svegli, ancora in pigiama, già pronti a farmi venir voglia di rinunciare a quella sacrosanta pausa solitaria per stare insieme a loro.
Prima di rientrare riempio una cassetta della legna accatastata dietro casa: i rametti piccoli per accendere il fuoco, i ciocchi piccoli per la stufa e quelli grandi per il camino.
E poi risalgo veloce quelle scale che segnano i confini di quel tempo tutto mio: sento già le voci dei bimbi, vedo già il sole alto.
E' iniziato un nuovo giorno, che sarà pieno e impegnativo come tutti gli altri.
Di quante scoperte, di quanti cambiamenti, di quanta vita sono pieni questi giorni!










Il tempo della crisalide è il cammino, l'ascolto, l'intuizione, la scoperta.
Inspiro. Espiro. 
Partiamo?
Torniamo all'origine, vera, semplice, completa.
Inspiro.
Espiro.
Partiamo.

4 commenti:

  1. Quanta pace portano al cuore le tue parole,le fotografie.Sono contenta di conoscerti anche se solo virtualmente,per ora. :*

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    1. che dolce che sei. chissà se un giorno riusciremo ad incontrarci… ti abbraccio!

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  2. che momenti magici che descrivi... e che bella la foto del sole che nasce!!

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  3. La linea di confine fra il tuo bisogno di interiorità e la tua naturale propensione verso chi divide con te la pienezza delle tue giornale è sottilissimo...tanto sottile che, in alcuni momenti, sei capace di stare con un piede dentro di te e con l'altro nella tua famiglia...ed è come una danza meravigliosa leggerti mentre ti dividi fra spiritualità e caos quotidiano...sempre bello venire qui e trarre spunti per addormentarmi con tanti bei pensieri. Ti abbraccio forte. Gabriella

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