Confidenze intime di una gravidanza a rischio e un po' di yoga



E' un tema che non mi sono mai sentita di affrontare in queste pagine, ma la lettura di questo post pubblicato da Baby Talk è riuscito a sbloccarmi, a convincermi che il bagaglio di esperienze che mi sono fatta negli ultimi due anni può essere utile anche ad altri.
 Il mio primo figlio è nato con  parto cesareo: nel bel mezzo di una gravidanza serena mi sono trovata ad affrontare un gravissimo problema al cuore, un "fulmine a ciel sereno," come l'ho già descritto in qualche vecchio post.
Nessuno sapeva dirmi se e come sarebbe continuata la gravidanza, ma per certo da quel momento io sapevo che tutti i miei sogni su un memorabile parto spontaneo e un allattamento idilliaco erano sfumati. Ero distrutta, forse più per queste due prospettive che per il problema di salute in sè che, assolutamente impreparata, dovevo in qualche modo affrontare.
Ho passato gli ultimi due mesi di gravidanza e i successivi mesi post partum a sentirmi una "mamma a metà": sulle madri che non partoriscono i propri figli in modo naturale si dicono spesso troppe cose brutte e insensibili; su quelle che non allattano ancora di più. E io, sebbene sapessi che la mia condizione era tale per cui già essere tutti e due vivi e con tanta voglia di vivere insieme era un gran miracolo, non potevo fare a meno di vergognarmi, della mia condizione e di tutto quello che non avevo potuto avere.

Ora guardo il mio piccolo capolavoro crescere.
E' autonomo, aperto e fiducioso verso il mondo, nonostante non abbiamo potuto passare assieme i primi momenti della sua vita.
Mangia di tutto, da sempre, senza aggirarsi sull'orlo dell'obesità e senza essere "zucchero e schifezza dipendente," nonostante i mesi passati ad alimentarsi di latte in polvere.
Non si ammala mai, nonostante spesso si legga e senta che i bambini che non sono stati attacati al seno sono più cagionevoli di salute.

Questa, ovviamente è la mia esperienza.
Una minuscola, intima confidenza di chi, nella sfortuna, si è ritrovata tutto sommato fortunata.
Ma sono io, siamo noi, con la nostra storia e le nostre disavventure.
Mi ci sono voluti due anni per svincolarmi da tanti meccanismi culturali e sociali che, nel tentativo di indirizzare la gravidanza, il parto e l'allattamento in una strada sana e consapevole, non tengono conto di tutta la sofferenza che è costretto a provare chi quella strada non può proprio percorrerla.
Ora, sulla soglia del terzo trimestre della mia seconda gravidanza, ho imparato a difendermi un po' di più, a vagliare ciò che ascolto, a credere di più in me e meno in quello che "si dice..."

C'è una breve sequenza che trovo meravigliosa  per affrontare i dubbi, le fatiche e le dinamiche di una gravidanza imperfetta e bellissima e dei suoi postumi.
Per restare attaccati a terra anche quando la testa è troppo piena.
Per respirare a fondo anche quando sembra mancare l'aria.
Per continuare ad avere fiducia anche quando il petto sembra ripiegarsi su se stesso.
Ho fatto del mio yoga la mia vita e la mia terapia, e questa gravidanza sta scorrendo serena e piena di gioia, nonostante i molti presupposti negativi.
Spero che ogni madre e padre possa trovare la stessa fonte di benessere che abbiamo incontrato noi, anche davanti agli eventi più difficili.
Provo a fare il mio, con questi pochi suggerimenti:

 La posizione delle gambe è baddhakonasana (piante dei piedi una contro l'altra).
Questa è la prima di una serie di tre torsioni progressive.


Infine... sorpresa! Si parla sempre dello yoga per donne gravide. Ma il bello della pratica yoga pensata per la gravidanza è che include anche il lavoro a due. Questa posizione può essere praticata insieme a i papà.



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14 commenti:

  1. Grazie per questa tua testimonianza.
    Pur essendo una principiante (solo due anni di pratica) la pratica mi sta dando tanto equilibrio interiore, e le torsioni mi aiutano tanto a gestire lo stress :)

    "Nel tentativo di indirizzare (...)in una strada sana e consapevole, non tengono conto di tutta la sofferenza che è costretto a provare chi quella strada non può proprio percorrerla".
    Ho capito questo quando lessi in un blog questa frase "se ti hanno dato l'ossitocina vuol dire che il tuo non è stato un parto naturale"!!!!

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    1. Grazie di aver scritto, ho sempre pensato che prima o poi avrei voluto aprirmi sullamia esperienza. Le parole di altre mi fanno sentire meno vulnerabile.

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  2. non posso che approvare questa tua nuova consapevolezza,
    consapevolezza che anche io cerco e affronto ogni giorno.
    sei bella.

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    1. Lo so Anna, so che anche tu lotti per essere sempre più una meravigliosa mamma imperfetta.

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  3. guarda yle, la cosa importante è che tu abbia potuto superare il tuo problema e che il tuo bambino sia potuto venire al mondo. sì spesso mettiamo tante aspettative, che se non riusciamo a realizzare ci sentiamo male o in colpa. spesso queste aspettative derivano da retaggi culturali o ideali di cui è difficile liberarsi...essere madre non è il parto o l'allattamento, è un percorso, profondo e complesso.
    spesso anch'io ho difficoltà...in bocca al lupo per tutto!!

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  4. Grazie, sei dolce a leggermi, a scrivermi, a pensarmi… dopo tutto questo tempo…
    Ti abbraccio.

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  5. Grazie Ylenia, il tuo post mi ha rassicurato sul messaggio che ho cercato di mandare in modo così imperfetto... e mi ha regalato ancora tante emozioni, grazie. Adesso mi manca solo il prato per toccare terra, magari col papà <3

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    1. Visto, mi hai dato il "la" per fare una cosa che altrimenti non avrei mai fatto. e devo dire che scrivere di questo mi ha fatto tanto bene. In bocca al lupo, panciona!

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  6. Ciao arrivo da te rimbalzando da The book the cat and the table e Baby talk.
    Sono Catia del blog "A scuola con Matilde".
    Mamma a metà. Quante volte mi sono detta questa frase: Io sono una mamma a metà!
    La mia storia? Brevemente: gestosi alla 33 settimana, cesareo d'urgenza alla 34 per preeclampsia e una hellp syndrome nel dopo parto. Coma per due giorni e rianimazione per quindici. Ho visto la mia bambina dopo due settimane dalla nascita, non l'ho mai allattata e mi è stato presclusa fin da subito la possibilità di avere altri figli.
    Per parecchio tempo mi sono sentita un fallimento come madre. Ma poi oltre alla presenza di mio marito, dei miei genitori, della mia Fede e anche dello Yoga ( oggi lo insegno, anzi no, lo trasmetto, perchè è una discipina troppo bella da tenere per sè) mi sono guardata dentro e ho visto una grande mamma, capace, forte in grado di affrontare tante battaglie ( la dislessia di Matilde per esempio) e soprattutto traboccante di amore.
    Importa poi così tanto come viene al mondo un bambino?

    P.S. posso inserire il tuo blog nel mio blogroll?

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  7. hai ragione: non importa così tanto come una nuova splendida vita si affaccia al mondo. e ancora hai ragione: siamo mamme e donne forti, che devono solo imparare a non ascoltare le frasi fatte, gli stereotipi e le semplificazioni superficiali.
    grazie di avermi scritto, grazie di aver usato un po' della tua forza per raccontarmi la tua esperienza.
    ps: sarei onorata di essere inserita nel tuo blogroll!

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  8. Ringrazio anch'io Catia per la bellissima testimonianza... un grande faro per le mamme che possono vivere difficoltà e 'incolpare' queste o peggio se stesse... quando poi le cose spesso sono difficili per tutte, indipendentemente dagli eventi contingenti... Grazie e un abbraccio

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    1. spero che questa converdazione sparsa nel tempo e nello spazio arrivi a tante altre mamme, come noi.
      Grazie di esservi messe in gioco qui.

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