Un'unica, dinamica essenza



In attesa.
E' una sensazione fisica: la pancia pesante, nessun movimento di scatto, l'imput all'azione che ci mette più del solito a trasmettersi dai nervi ai muscoli.
Ma è anche emotiva. Manca meno di un mese, eppure certi giorni passano in calma piatta, come un'attesa infinita di cui non si aspetta soluzione.

Due anni fa, un paio di mesi dopo la nascita di Ladù, incontrai un floriterapeuta. Tre ore nel suo studio, parole intercalate da somministrazioni di fiori di Bach e una sola cosa che mi ricordo perfettamente. "Voi, quando siete incinta, dovete togliervi dalla testa il fare. Dovete smettere di fare tutte queste tecniche, di yoga o di altro; la gravidanza è già yoga, è già più di quanto riusciate a fare intenzionalmente, e non serve altro"
Io, adesso come allora, un po' condivido e un po' no. Però, adesso, capisco quello che voleva dirmi.



In questi giorni siamo stati lontani da casa. Spostamenti di necessità, ma di cui sono stata felice. E' stata la nostra ultima vacanza a tre, prima che tutto si stravolga per l'ennesima volta, per poi ritrovare il suo equilibrio, ancora una volta.
Roma e la Ferrara dei miei genitori, le sue mura e le vie medievali che ad ogni passo mi ricordano Ladù minuscolo e le nostre prime settimane con lui.






Il tempo scorre lento, con tante pause per riposare e sorridere di quanto possa riuscire a dormire senza mai saziare quella leggera sonnolenza che sento.
Mentre mi stupisco dei cambiamenti spontanei che attraverso, trovo chiavi di lettura e segnali inaspettati. Ho riletto per caso, per l'ennesima volta, la definizione che nel Tantra si dà all'incontro tra Shiva e Shakti.
Shiva, dio statico capace di dar forma, risiede nell'ultimo cakra.
Shakti- Kundalini, dea dormiente ma pronta a svegliarsi per risalire la colonna vertebrale. Il suo viaggio attraversa il centro del nostro corpo, dal primo cakra, in cui aspetta dormiente, fino all'incontro con il dio, sua controparte.
Lui è la creazione, lei il principio caotico che lo attiva.
E io, al momento mi sento entrambi.
Un gran trambusto di minuscoli vestiti da riesumare dagli scatolini, lavare e preparare. Controlli ravvicinati e ore interminabili di fila all'ospedale. Piatti cucinati in abbondanza per congelarne qualche porzione che... prima o poi tornerà utile.
E calma, contrasto. Le orecchie che ascoltano meno, i pensieri più ditratti, la memoria allentata.
Tutto unito in un'unica, dinamica essenza, quel qualcosa di me che si trasforma così velocemente e quella parte in attesa, lenta.





Nel frattempo, cucio involucri. Taglio stoffe e confeziono vestiti che forse non metterò più. Ho trovato il mio modo dinamico e attivo di fissare uno stato, di compiere azioni per seguire la mia forma sempre più statica e terrigna.
Nel frattempo, il mio yoga si è evoluto in asana tenute per tempi infiniti e meditazioni che scattano quasi da sè e durano il tempo di un'intuizione, una risposta, un respiro.

E intorno a me ci sono loro, due uomini che chissà cosa capiscono di tutto questo. Però ci sono, sempre. E ascoltano e aspettano, ognuno a modo suo.





E poi ci sono io, ancora.
In (dolce, dolcissima) attesa.
 

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6 commenti:

  1. Mi hai fatto vibrare, e piangere.
    Ti penso, dal mio viaggio. E ti sento, più forte (e dolce) che mai....
    Non smettere di raccontare.

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    1. no, non smetto, fosse anche solo per questi incroci di viaggi che da soli valgono il tempo speso a scrivere qui.
      grazie.

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  2. che dolcezza...mi sono lasciata cullare dalle tue parole ed è stato bellissimo.

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    1. grazie! ti abbraccio, amvasciatrice delle due lune!

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  3. Carissima!!!Ogni tua parola è bellissima e profonda...
    Ti auguro tutta la serenità che ti meriti e riposati ancora un po'...Fra poco avrai moooolto da fare!!! ;)
    Un abbraccio affettuoso
    Silvia

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