Un diario dell'orto [novembre, luna crescente]

La cura di questo orto autunnale sta diventando un lusso.
Le ore di luce che sono diminuite drasticamente, gli impegni di lavoro che stanno riprendendo a pieno ritmo, gli imprevisti che si mescolano ai progetti in ballo e le esigenze della nostra famiglia in continua evoluzione mi stanno facendo rassegnare al fatto che, nei prossimi mesi, l'orto sarà un momento di rilassamento da gustarmi ogni tanto.

C'è qualcosa di speciale, nella cura dell'orto, di cui non mi stanco mai. Quando ho la fortuna di potermi dedicare alla terra senza bimbi, poi, riesco davvero a trasferirmi per qualche ora in un'altra dimensione.
C'è un silenzio profondo, interrotto solo dallo scivolare degli stivali sulla terra e dal rumore della zappa che uso ogni tanto.
Gli occhi imparano pian piano a distinguere le diverse tonalità di verde e di marrone e, col passare del tempo, inizio a veder cose che non avevo visto al primo colpo: animaletti che si mimetizzano (tra cui i miei ultimi nemici, i bruchi, che prosperano a migliaia sulle foglie di cavolo. Ironia della sorte, per chi scrive un blog chiamato "Il tempo della crisalide," arrivare a considerare i bruchi dei nemici…), erbe spontanee che si mescolano a quelle coltivate, sfumature delle foglie nuove che si vanno a sostituire alle vecchie…
Anche il naso inizia a riconoscere gli odori diversi delle piante e si orienta come in un percorso sensoriale.
Passano le ore, e come in una meditazione, la mente si svuota. Inizio a vivere nel qui, inizio a pensare solo a quello che sto facendo, a notare particolari che prima non vedevo a distinguere dettagli che mi fanno venir voglia di stare ancora un minuto in più, di fare ancora un lavoretto, di continuare a godermi quello spazio, in cui, coltivando la terra, sento di coltivare anche una parte di me.







Le verdure invernali non sono ancora pronte.
In compenso il caldo di queste settimane sta continuando a far crescere i fiori di calendula più belli che abbia mai visto, grandi, come i fiori di zucca che ancora fioriscono.
L'albero di cachi continua ad essere generoso nella sua quotidiana offerta di frutti dolcissimi, di uno dei colori che preferisco.






A far da collante di tutte le attività di questo periodo di transizione dal caldo al freddo c'è sempre la Grande Raccolta, le giornate passate a sfruttare le ore di luce per riempire cassette di olive e i lunedì riempiti dal rituale assaggio delle bruschette con l'olio appena spremuto.
Per me, questi lunedì rituali iniziano ad avere una forma precisa: la forma del rumore delle cassette di olive caricate in macchina, della manina di Ladù che mi saluta mentre si prepara per andare al frantoio col papà e, dopo qualche ora, dell'arrivo dell'olio nuovo diviso in taniche con cui riempire la cisterna.



Smetterò mai di innamorarmi di tutte le alchimie a cui assisto? C'è qualcosa di così dolce nel vedere frutti che si trasformano, energie che si attivano, strumenti che si uniscono.
E poi… poi c'è il pensiero che tutto questo ci nutrirà, che sarà il nostro cibo.
C'è che continua a sembrarmi un sogno.
Anzi, no, è molto concreto.
E non è bello, che esistano sogni così reali?





Il tempo della crisalide è il cammino, l'ascolto, l'intuizione, la scoperta.
Inspiro. Espiro. 
Partiamo?
Torniamo all'origine, vera, semplice, completa.
Inspiro.
Espiro.
Partiamo.

2 commenti:

  1. dev'essere bellissimo questo contatto con la natura, questo nutrirsi direttamente dalla fonte! ...ma quanto mi piacciono le galline così libere e "a passeggio"! :)

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    1. sì, anche a me! non riesco a far a meno di fotografarle ogni volta che le trovo da qualche parte!

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