Per il troppo respirare

"Non avevo mai respirato così. Forse, per me, è troppo."

Non si ha mai finito di sorprendersi, per l'infinita varietà delle attitudini umane.
Che qualcuno mi dicesse che, forse, l'avevo fatto respirare troppo non mi era mai successo.
Ma c'è sempre una prima volta.
E la mia prima volta, in questo caso, è stata la settimana scorsa, dopo una delle mie lezioni di yoga, ad una classe di allievi che non mi conosceva.

"E ne avrei bisogno, non dico di no. Sono venuta a yoga proprio perché una mia amica mi ha detto che non posso sempre stare in apnea e io, invece, sto sempre col fiato sospeso."

Ci si può sentir male anche per il troppo respirare: non l'avevo messo in conto.
Ci ho riflettuto qualche giorno, mentre quelle frasi continuavano a risuonarmi in testa.
Sì: molto più ossigeno nel sangue e al cervello, molto più rilassamento e un senso di spazio immenso che si apre dentro.
Si può star male dal troppo respirare. Non dev'essere facile trovarsi così, senza aspettarselo, a scoprire quanto ci si sta perdendo di se stessi.

La lezione, che ha fatto troppo respirare, finiva così, con uno dei miei mudra preferiti di sempre e un pranayama semplice, equilibrante, distensivo.

Le mani sono nel mudra del loto e il respiro è impegnato in samavritti pranayama.
Contiamo quanti secondi durano le nostre inspirazioni ed espirazioni, per qualche minuto.
Scegliamo poi la durata più bassa che abbiamo contato e iniziamo ad uniformare inspirazioni ed espirazioni su questa durata.
Dopo un paio di minuti introduciamo una pausa a polmoni pieni, tra l'inspirazione e l'espirazione, della stessa durata e, appena ci sentiamo pronti, introduciamo anche una pausa a polmoni vuoti, dopo l'espirazione.

Samavritti. il respiro in cui tutte le parti sono uguali: ogni ciclo respiratorio è fatto di inspirazione, pausa a polmoni pieni, espirazione e pausa a polmoni vuoti.
Ad ogni inspirazione le mani si aprono in un fior di loto, che diventa grande e profondo nella pausa. Ad ogni espirazione il fiore di loto si chiude e, a polmoni vuoti, osserviamo il vuoto che è rimasto al suo posto.






Continua a sembrarmi incredibile: le cose più semplici sono quelle che ci aprono porte inimmaginabili.
E una meditazione "da niente" ci può portare per mano su un cammino inaspettato.

Per camminare insieme

Per crescere insieme

2 commenti:

  1. Ho un ricordo bellissimo di una sessione di yoga dedicata al respiro, all'espansione della cassa toracica, all'ossigenazione dei tessuti...tanto cha nella meditazione conclusiva l'apnea era cosi' naturale da lasciarmi assaporare solo la gioia del momento. Purtroppo non sono riuscita a ripetere l'esperienza a quel livello cosi profondo, ma grazie al tuo post l'ho rivissuta mentalmente con piacere.

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  2. È vero Ylenia , ho vissuto anch'io questa sensazione. Dopo mesi di corsa , sempre in ansia per la mia mamma stavo vivendo letteralmente "in apnea " , sempre col diaframma contratto per poi ritrovarmi col fiato corto. Finché mi sono seduta , poi. sdraiata ed ho iniziato a fare cicli di respirazione profonda ...lenta ....ed esercizi per espandere completamente i polmoni. Beh..alla fine ho fatto arrivare quell ossigeno di cui avevo tanto bisogno ma mi girava anche tanto la testa......E li ...ho capito quanto male avevo respirato in questi lunghi mesi difficili... ...Ora farò quotidianamente il tuo pranayama.....un bacione grande.

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