Autosvezzamento_4: ... e poi?
Lo svezzamento è andato. C'è stato bisogno di qualche assestamento, ma l'esperienza è stata divertente e attenta alle esigenze di tutti, aiutandomi anche ad entrare in maggior contatto con le richieste di Ladù, i segnali che manda e il suo bisogno di avere ritmi propri che spesso non combaciano con i nostri.
Non c'è stato bisogno di tabelle e orari imposti, ma ci siamo presi un lungo mese di studio reciproco sui gusti alimentari e le ritualità del giorno. Ladù mangia il suo pasto e assaggia le cose nuove che vede nei nostri piatti, anche se non è sempre facile riunirsi a tavola assecondando contemporaneamente la sua curiosità sul versante: mangio, gioco e sperimento.
E adesso? Non che dubbi e domande siano spariti, sopratutto su come continuare un'educazione alimentare che dia spazio all'iniziativa del bimbo senza compiere errori irrimediabili, ma nemmeno costringendoci a rispettare schemi che non si adattano a noi.
Un'amica mi è venuta in aiuto con un libro che, pur trattando anche di svezzamento in modo preciso e dettagliato, racconta varie esperienze sul dopo. Su quello che si può incontrare nella definizione delle abitudine alimentari dei bambini dalla prima pappa a tutti i primi anni. L'autore è un pediatra spagnolo, Carlos Gonzàles, il titolo è: Il mio bambino non mi mangia.
Ancora una volta, come per Io mi svezzo da solo di Marini, si tratta di un testo che mira a sfatare alcuni luoghi comuni, tranquillizzare probabili crisi per cambiamenti delle esigenze fisiologiche travestiti da cali di appetito, incentivare l'efficace e laboriosa tecnica dell'ascolto e della fiducia.
Noi continuiamo a costruire, mattone dopo mattone, quello che speriamo diventarà l'edificio della nostra personale consapevolezza, con gli strumenti che conosciamo e in cui crediamo.
Nel frattempo, Ladù ha imparato a prendersi quello che vuole, nel caso della foto qui sopra, la mia colazione.
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